Giornate Fai d’Autunno - programma 2023

Dove: Italia / Diverse

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Giornate Fai d’Autunno - programma 2023

Sabato 14 e domenica 15 ottobre 2023 tornano, per la dodicesima edizione, le Giornate FAI d'Autunno, l'amato e atteso evento di piazza che il FAI – Fondo per l'Ambiente Italiano ETS dedica ogni anno al patrimonio culturale e paesaggistico del nostro Paese. Durante il fine settimana – animato e promosso dai Gruppi FAI Giovani, assieme a tutti i volontari della Rete Territoriale della Fondazione – saranno proposte speciali visite a contributo libero in 700 luoghi straordinari in oltre 350 città d'Italia, spesso inaccessibili o semplicemente insoliti, originali, curiosi, poco conosciuti e valorizzati (elenco dei luoghi aperti e modalità di partecipazione su www.giornatefai.it).

Nel programma dell'edizione 2023 tra le aperture si segnalano in particolare 11 sedi universitarie, da Trieste a Potenza, e fino a 32 luoghi di istruzione, da scuole ad accademie, da centri di ricerca a laboratori per la formazione. Università, licei o istituti tecnici in Italia sono spesso edifici di valore storico e artistico, meritevoli di essere visitati, scoperti e valorizzati, ma il loro valore è soprattutto nel custodire, tramandare e promuovere la conoscenza, per costruire la cultura dei cittadini di oggi e di domani. Per due giorni 700 luoghi in Italia saranno come "classi" a cielo aperto, in cui tornare ad imparare, e in cui ad insegnare saranno gli studenti, nella consueta veste di Apprendisti Ciceroni.

I Delegati e Volontari della Fondazione, come ogni anno, metteranno a disposizione energia, creatività ed entusiasmo per svelare la ricchezza e la varietà del patrimonio di storia, arte e natura che è in ogni angolo di questo Paese.

Settecento proposte in oltre 350 città d'Italia, in tutte le regioni. Settecento meraviglie da scoprire che raccontano, ognuna a suo modo, l'Italia. Oltre ai luoghi del sapere, sarà possibile visitare palazzi storici, ville, chiese, castelli, ma anche esempi di archeologia industriale, laboratori artigiani e siti produttivi, ricchi di storia e curiosità. E ancora musei, collezioni d'arte, aree archeologiche, biblioteche. Saranno in programma, inoltre, itinerari nei borghi e percorsi in aree naturalistiche, parchi urbani, orti botanici e giardini storici. Insomma: archeologia e architettura, arte e artigianato, tradizione e memoria, antico e moderno, città e campagna. Tutto questo è il patrimonio culturale dell'Italia, il "nostro patrimonio", che il FAI svela al pubblico in due giorni di festa, di divertimento, ma anche di apprendimento. A chi desideri partecipare verrà suggerito un contributo libero, che andrà a sostegno della missione e dell'attività del FAI.... leggi tutto»

Tra le aperture più interessanti delle Giornate Fai d'Autunno 2023

(in ordine alfabetico per regione)

ABRUZZO

ANVERSA DEGLI ABRUZZI (AQ)
Anversa degli Abruzzi: natura, cultura, transumanza
Si potrà scoprire Anversa degli Abruzzi, tra i "borghi più belli d'Italia" situato all'inizio delle Gole del fiume Sagittario, a 560 metri sul livello del mare. Luogo già anticamente abitato, fu conquistato dai Normanni, che vi costruirono una fortezza, poi dagli Aragonesi e, infine, dalla famiglia Di Sangro che dominò Anversa fino all'800. Nei secoli numerosi scrittori, artisti e viaggiatori hanno trovato nella storia della città e nei paesaggi circostanti fonte di ispirazione, da Torquato Tasso a Edward Lear, fino a Cornelius Escher, che nel 1929 vi realizzò alcune famose litografie. Nel 1905 anche Gabriele Dannunzio visitò il borgo e, affascinato dai panorami e dalle vicende dei Di Sangro, vi ambientò la tragedia La fiaccola sotto il moggio. Grazie a questo legame, nel 2022 è stato istituito ad Anversa il Parco Letterario Gabriele D'Annunzio, del quale fa parte anche la Riserva Naturale delle Gole del Sagittario. Il percorso proposto nelle Giornate FAI inizia da Piazza Belprato, dove si trovano la Chiesa di Santa Maria delle Grazie in stile romanico e il bel palazzo rinascimentale della Famiglia Gatta. Attraverso viuzze tortuose si raggiungerà la zona di Santa Maria delle Fornaci, dove aprirà l'antica bottega della ceramica, produzione tipica locale fino al secondo dopo guerra. Si proseguirà, tra affacci panoramici sulle Gole del Sagittario, verso la medievale Porta Pazziana e il "Rione dei Lombardi" con le case edificate da maestranze lombarde nel XV secolo e la Chiesa di San Marcello (secolo XI), dal portale gotico. In un antico edificio si visiterà la Casa-Museo Marisa Del Rosso, con una ricca esposizione privata di ceramiche della tradizione anversana, mobili antichi, libri, sculture, costumi, corredi, abiti d'epoca e presepi. Oltre alla visita nel borgo, il FAI offrirà la possibilità di vivere l'esperienza della transumanza "in un giorno da pastore": sabato e domenica appuntamento alle ore 10 al Bioagriturismo La Porta dei Parchi per uscire al pascolo con il gregge, in compagnia di un educatore ambientale, e fare una passeggiata "a passo di pecora". Si potrà concludere la giornata assistendo alla mungitura (posti limitati. Prenotazione obbligatoria: sulmona@delegazionefai.fondoambiente.it). Ancora, gli amanti del trekking potranno effettuare l'escursione "Anello delle Gole" fino a Castrovalva, tra vallate, colline, borghi arroccati e picchi a strapiombo, boschi, ponti, grotte e cascate. Si potranno osservare numerose coppie di Gracchio Corallino, l'Aquila Reale e il Falco Pellegrino.

SCERNI (CH)
Istituto Tecnico Agrario "Cosimo Ridolfi"
Per le Giornate FAI d'Autunno 2023 aprirà al pubblico l'Istituto Agrario "Cosimo Ridolfi", fondato nel 1876 come Scuola Pratica d'Agricoltura intitolata, appunto, a Cosimo Ridolfi (1794-1865), agronomo illuminato e direttore del primo istituto agrario italiano, sorto a Pisa nel 1840. Dotata di un podere di circa 30 ettari, di cui 8 a bosco, e di un edificio imponente che comprendeva il convitto e le aule, la scuola era nota già negli anni Venti perché – come si legge nella rivista "Il Risorgimento d'Abruzzo" – "oltre ad impartire l'istruzione generale agraria, è in grado di far fare esperimenti pratici utilissimi, perché ha un esteso potere sperimentale, con un deposito di macchine agrarie, una stazione zootecnica, un orto forestale, un vivaio di viti americane, una stazione di caseifici ed un laboratorio chimico". Ancora oggi l'istituto mantiene la vocazione sperimentale: i visitatori del FAI, accompagnati anche da docenti e studenti, potranno scoprire gli ambienti adibiti alle attività produttive e laboratoriali come la cantina, il frantoio, la fattoria didattica e il laboratorio di micropropagazione, dedicato allo studio di tecniche di propagazione e moltiplicazione clonale di specie vegetali. Interessante sarà la presentazione delle attività che i ragazzi svolgono con i droni, dall'acquisizione dell'attestato di "pilota remoto" alle applicazioni nel settore agricolo e ambientale. I campi di applicazione spaziano dal monitoraggio e gestione del territorio al settore dell'agricoltura di precisione. L'obiettivo è preparare gli studenti all'uso delle nuove tecnologie per una gestione ecosostenibile ed ecocompatibile delle coltivazioni. A conclusione della visita è prevista la degustazione del vino novello.

TORRICELLA PELIGNA (CH)
Sono John Fante, vita e festival dello scrittore
Le porte del John Fante Festival a Torricella Peligna, il piccolo comune montano che ha dato i natali al padre del famoso scrittore, il muratore Nick che tanto ispirò la sua opera, si aprono eccezionalmente in autunno per le Giornate FAI. La direttrice artistica del Festival, Giovanna Di Lello, lo scrittore Alessio Romano, il musicista Christian Carano, lo studioso e professore universitario Matteo Cacco, la poetessa Serena Zitti e l'Assessore alla Cultura Loredana Piccirelli si alterneranno in una vera e propria maratona per raccontare vita e opere dell'autore di Chiedi alla polvere e Aspetta primavera, Bandini, che Bukowski definì come "il più maledetto d'America". Ad ogni ora, nella Mediateca John Fante, ci sarà un diverso racconto alternato a musica, letture, filmati e passeggiate fantiane in direzione dell'abitazione degli avi, dove Nick nacque e visse fino all'emigrazione in Colorado nel 1901. Si narrerà il legame tra Fante e Hollywood, dato che vi lavorò per oltre 40 anni come sceneggiatore, i film realizzati dai libri fantiani, il rapporto tra Fante e Bukowski, la storia del Festival e tanto altro.

BASILICATA

POTENZA
Università della Basilicata: il fascino del sapere al servizio del territorio.
L'Università degli Studi della Basilicata è un piccolo ateneo di una piccola regione. Le dimensioni, tuttavia, non condizionano la qualità della didattica e della ricerca che da quarant'anni si svolgono in questo importante presidio culturale. La sede principale del polo tecnico-scientifico è a Potenza, nel campus universitario di Macchia Romana, in un'area di recente espansione urbanistica. Il 23 novembre 1980, una scossa di magnitudo 6,9 e del decimo grado della scala Mercalli devasta i territori della Campania e della Basilicata, provocando quasi tremila vittime. In seguito a questo triste evento lo Stato interviene per una ricostruzione non soltanto fisica, ma anche culturale delle aree interessate dal sisma. L'Università degli Studi della Basilicata nasce proprio sulle macerie del terremoto dell'Irpinia, con l'approvazione della legge 219 del 1981 che configura l'istituzione dell'Ateneo e l'avvio delle sue attività a partire dall'anno accademico 1982-1983. Il campus di Macchia Romana presenta aspetti costruttivi di grande rilevanza tecnica. Si articola in tre lotti: il primo comprende i laboratori pesanti di Ingegneria e le serre di Agraria, il secondo è dedicato alle attività di Ingegneria e di Agraria, il terzo è destinato alle Scienze matematiche fisiche e naturali. L'edificio che ospita i laboratori pesanti è caratterizzato da un piastrone che poggia su isolatori in neoprene armato per prove dinamiche su strutture in CLS acciaio, uno dei pochi presenti in Europa. L'Università di Basilicata apre le sue porte ai visitatori, in particolare quelle del Laboratorio di Tecnologia del legno e di Strutture antisismiche che, per dotazione, impiantistica e apparecchiature innovative, svolgono un ruolo di riferimento nel panorama nazionale ed internazionale della ricerca. Le visite saranno condotte dai docenti universitari e dai loro collaboratori, che illustreranno il funzionamento dei laboratori e le attività svolte. Nel pomeriggio di sabato 14 ottobre si terrà un incontro nell'aula magna del campus, in cui si ripercorreranno le tappe di fondazione dell'Ateneo, con gli interventi dei professori Lembo e Fonseca, rispettivamente ideatore dell'Ateneo e Primo Rettore, del Rettore dell'Unibas e della Presidente regionale FAI.

BERNALDA (MT)
Tempio di Hera: agorà sotto le stelle
Apertura riservata agli iscritti FAI
Il Tempio di Hera, Luogo del Cuore votato da oltre diecimila persone al censimento del FAI nel 2020, fu edificato nel VI sec. a.C. dagli Achei i quali, come riporta lo storico greco Eusebio di Cesarea, fondarono Metapontion. Eretto sui resti di un antico villaggio neolitico, l'Heraion era frequentato da Greci ed Enotri. In una cartografia del Regno di Napoli (1808), il tempio viene identificato con il toponimo "Cattedra di Pitagora": è noto, infatti, che Pitagora, fuggiasco e provato, trovò qui riparo, dispensando i suoi insegnamenti, fino alla morte in tarda età. I resti del tempio, con al centro la cella preceduta da un pronao, sono composti da 15 colonne con capitelli di ordine dorico. Delle 15 colonne, 10 sono sul lato settentrionale e 5 sul meridionale. In origine le colonne erano 32, poiché il tempio era composto di una peristasi di 12 colonne sui lati lunghi e 6 sui lati corti. Nel V secolo a.C. fu dotato di un tetto fittile con decorazione policroma di tradizione ionica, con protomi leonine e doccioni. Le Giornate FAI d'Autunno prevedono l'apertura speciale del tempio a partire dalle ore 19 con visite guidate straordinarie a cura del direttore del Museo Archeologico Nazionale di Metaponto dott. Vincenzo Cracolici; dopo un intermezzo musicale a cura degli studenti del Liceo Musicale dell'IIS "Pitagora" di Montalbano Jonico, si proseguirà con l'Agorà sul tema "l'Educazione e l'Istruzione: il ruolo dell'educazione per il rilancio sociale ed economico italiano", in collaborazione con l'Associazione AD PYTHAGORAM.

CALABRIA

GIRIFALCO (CZ)
L'Ospedale psichiatrico di Girifalco e l'archivio storico
Si potrà scoprire Girifalco, situato ai piedi di Monte Covello, al centro dei golfi di Squillace e Sant'Eufemia e baricentro dell'Istmo di Catanzaro, il punto più stretto della penisola italiana. Fondato nel 836 dagli abitanti di due paesi, Toco e Caria, distrutti dai Saraceni, è ricco di monumenti storici che saranno visitabili durante le Giornate FAI d'Autunno 2023, dalla Chiesa barocca di San Rocco ai palazzi privati De Stefani-Ciriaco e Staglianò, generalmente non accessibili. Il borgo deve il suo nome al girovagare di un falco sopra il territorio – etimologia verosimile in quanto la zona costituisce, in alcuni periodi dell'anno, un passaggio obbligato per questi rapaci – ed è conosciuto come "il paese dei pazzi" perché fu sede di uno dei più grandi ospedali psichiatrici del Sud. L'edificio che lo ospitò, oggi tutelato dal Codice dei Beni culturali e del Paesaggio e Luogo del Cuore di oltre duemila persone al censimento del FAI nel 2020, fu originariamente un convento dei frati minori riformati, fondato nel 1635. Dopo l'unità d'Italia, il prefetto di Catanzaro Colucci fu promotore dell'istituzione di un manicomio in Calabria, perché nell'Ottocento l'unico ospedale psichiatrico nel Meridione era in Campania e la capacità ricettiva di quella struttura si dimostrò insufficiente. Nel 1878 venne ritenuto idoneo il convento dei frati minori riformati di Girifalco, che venne così trasformato in frenocomio. Si intrapresero così gli interventi necessari ad accogliere i primi cinquanta ospiti. Le trasformazioni lasciarono invariate le celle dei frati, provvedendo soltanto alla separazione dei comparti degli uomini e delle donne, allocati rispettivamente nell'ala est e in quella ovest, inglobando anche la chiesa a due navate. Nel 1997 il vecchio nosocomio venne interessato da un progetto di recupero e adeguamento funzionale, ancora non del tutto compiuto, per offrire servizi socio-assistenziali in un contesto che si conserva quasi inalterato dal XIX secolo. Il complesso monumentale è solitamente chiuso al pubblico e durante le Giornate FAI sarà possibile passeggiare all'interno del chiostro e visitare l'archivio storico.

CAMPANIAIl programma: link

EMILIA ROMAGNA

BOLOGNA
Palazzo Banca d'Italia, sede di Bologna
Durante le Giornate FAI d'Autunno 2023 i visitatori avranno la possibilità eccezionale di ammirare gli spazi più importanti del Palazzo della Banca d'Italia, nel centro di Bologna, progettato in stile eclettico nella seconda metà dell'Ottocento dall'architetto napoletano Antonio Cipolla per ospitare questa importante istituzione finanziaria. In particolare, si potranno conoscere il grande scalone monumentale, la Sala Consiglio e lo splendido Salone del Pubblico con il soffitto vetrato e decorato. Sarà oggetto di narrazione anche l'importante apparato decorativo del portico, opera di Gaetano Lodi (1830-1886), pittore di Crevalcore (BO), autore anche dei graffiti nel cortile dell'ex Ospedale della Morte, della "saletta egizia" di palazzo Sanguinetti e della decorazione di vari teatri bolognesi. Ogni volta del portico rappresenta un fatto della storia antica e recente dell'Italia, fino all'Unità, ricordi di esplorazioni e scoperte geografiche, raffigurazioni allegoriche di città e loro stemmi.

Palazzo Malvezzi de'Medici
Attuale sede della Città metropolitana di Bologna, il palazzo fu costruito nella seconda metà del Cinquecento per volere di Paola di Antonio Maria Campeggi, vedova di Giovanni di Bartolomeo Malvezzi, su progetto di Bartolomeo Triachini. L'edificio presenta lo sviluppo tipico dei palazzi più importanti del '500 bolognese e si caratterizza per una ricca decorazione al suo interno. La facciata ha uno sviluppo imponente e grandioso a tre ordini sovrapposti. Nel 1725 il Marchese Giuseppe Maria Malvezzi de' Medici fece realizzare il maestoso scalone d'onore su disegno dei Bibiena e sotto la direzione di Alfonso Torreggiani e cinque anni dopo fece restaurare il portico esterno. Verso la metà del secolo XIX gli interni, in particolare al piano nobile, furono oggetto di una trasformazione, voluta da Giovanni Malvezzi de' Medici, ad opera di Francesco Cocchi, i cui interventi scenografici erano pensati per ospitare feste, convivi e salotti letterari che portarono qui i più importanti intellettuali dell'epoca, tra cui Vincenzo Monti e Giacomo Leopardi.

Collegio Venturoli
Istituzione che ha permesso lo sviluppo di una grande scuola artistica bolognese, il Collegio Venturoli venne fondato dall'architetto Angelo Venturoli allo scopo di garantire il sostegno a giovani promettenti nel campo dell'arte. A partire dal 1825, per i suoi primi cento anni di attività, il collegio ha accolto giovani offrendo loro per otto anni, oltre che vitto e alloggio, un'inusuale e prestigiosa formazione scolastica. Qui si sono formati alcuni dei più importanti artisti e architetti bolognesi del XIX e XX secolo, quali Raffaele Faccioli, Giuseppe Romagnoli, Luigi Serra, Roberto Franzoni, Farpi Vignoli e Giorgio Trebbi. Di grande interesse artistico è l'edificio che ospita il collegio, un complesso le cui origini risalgono al XVI secolo, quando ospitava il Collegio Illirico-Ungarico, e che ha assunto l'attuale conformazione verso la fine del XVII ad opera di Giovanni Battista e Giuseppe Antonio Torri. Particolarmente pregevole il ciclo di affreschi settecenteschi con episodi della Storia della Croazia e dell'Ungheria di Pizzoli, che troviamo nelle grandi sale del piano terra, e un trompe d'oeil di Fantuzzi nel bel giardino interno.

FERRARA
Palazzo Bevilacqua Costabili - Dipartimento di Economia e Management dell'Università di Ferrara
In occasione dei 25 anni di attività, apre al pubblico il Dipartimento di Economia e Management che ha sede a Palazzo Bevilacqua Costabili. Voluto dalla nobile famiglia Bevilacqua, alla metà del XV secolo, prende il nome dei Costabili nei primi anni Trenta dell'Ottocento con Giovan Battista. Venduto nel 1916 al conte Francesco Mazza, che lo trasforma in un convitto femminile, tornò residenza per la contessa Maria Giglioli e il marito, Gaetano Boschi, illustre neuropsichiatra e direttore dell'Ospedale psichiatrico di Ferrara, nel 1930. Nel 1961 il palazzo venne comprato da un'immobiliare con l'intento di farne un centro commerciale, residenziale e per uffici e venne abbandonato fino al 1988, quando il Comune di Ferrara lo acquistò e nel 1997 lo diede in uso all'Università per 99 anni. Palazzo Bevilacqua Costabili ha subito diverse trasformazioni nel tempo, nato su preesistenze quattrocentesche, ha la facciata secentesca intonacata e decorata, mentre di chiaro impianto cinquecentesco è il loggiato verso la corte interna. Lo scalone monumentale è settecentesco e le decorazioni pittoriche ottocentesche. Le stanze decorate sono al piano nobile: tra queste, la Sala di Amore e Psiche la quale presenta, sulla volta quadrata, quattro tondi dipinti con scene del mito circondati da una ricca decorazione con festoni, ghirlande di fiori e motivi geometrici. Autore del dipinto è Francesco Migliari, importante protagonista dell'Ottocento ferrarese. La visita durante le Giornate FAI d'Autunno, in collaborazione con il Dipartimento, prevede un percorso che svelerà le tracce e i lacerti risalenti al Quattrocento, le parti architettoniche nascoste, i soffitti ottocenteschi decorati, fino ad arrivare al racconto del recupero come sede universitaria.

ARGENTA (FE)
Argenta e don Minzoni: dopo la bufera
Una passeggiata nel centro cittadino costituirà l'occasione per approfondire la storia di Argenta e rivedere, attraverso un importante patrimonio documentale e testimonianze, com'era prima della devastazione della Seconda Guerra Mondiale. Il percorso storico si intreccerà con i luoghi di Don Minzoni il quale, durante la sua attività pastorale, lasciò qui un segno indelebile. Giovanni Minzoni nacque a Ravenna il 29 giugno 1885. Nel 1909 fu ordinato sacerdote e nel 1910 divenne cappellano nella parrocchia di San Nicolò di Argenta. Seppe distinguersi subito per le sue capacità organizzative, per la franchezza, la cordialità, l'attitudine comunicativa e per la sua vocazione per un ministero operoso. Nell'estate del 1916 fu chiamato nelle forze armate italiane. Venne insignito della medaglia d'argento al valore militare. Nel giugno 1919, nominato parroco di San Nicolò, riprese a operare per l'organizzazione educativa dei ragazzi, di cui sono testimonianza il doposcuola, la biblioteca circolante, il teatro parrocchiale, i circoli maschile e femminile, le due sezioni scout e quella sociale dei lavoratori. Divenne ispiratore e guida delle iniziative pubbliche dei cattolici argentani. Scelse di battersi "contro la vita stupida e servile che ci si vuole imporre". La sera del 23 agosto 1923, mentre rincasava, venne aggredito mortalmente da due squadristi, membri della MVSN. Il cordoglio popolare fu profondo e diffuso. Il percorso durante le Giornate FAI d'Autunno toccherà il Duomo di San Nicolò, ove si trova la sua sepoltura; la ex-chiesa di San Lorenzo che ospita, in occasione del centenario dalla morte, due mostre; il vicolo dove fu assassinato e dove è stato realizzato il murales commemorativo e infine il piccolo museo, in prossimità della chiesa di San Giacomo. Proprio quest'anno è stato avviato il processo di beatificazione. Alle celebrazioni dello scorso 23 agosto hanno partecipato il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, il Cardinale Zuppi, inviato di Papa Francesco, e Monsignor Ghizzoni, vescovo dell'arcidiocesi di Ravenna, oltre alle autorità locali e ai numerosissimi scout provenienti da tutta Italia.

RAVENNA
Accademia di Belle Arti
L'Accademia di Belle Arti, una delle eccellenze fra le scuole d'arte per il mosaico, fu fondata nel 1829 da Ignazio Sarti che progettò l'edificio a ridosso della storica Biblioteca Classense. Diresse l'accademia per 27 anni e alla sua scuola, in pieno neoclassicismo, si formarono i migliori artisti dell'Ottocento ravennate. Altri protagonisti furono pittori, scultori e artisti di fama quali Arturo Moradei, Vittorio Guaccimanni, Orazio Toschi, Giovanni Guerrini. Da citare inoltre Renato Signorini, Luigi Varoli, Giannantonio Bucci, Giò Pomodoro, Tono Zancanaro, Umberto Folli. L'accademia si trasferì poi entro la sede del Museo d'Arte di Ravenna, nella sede attuale; gli alunni e i docenti della scuola progettarono, poi, l'ampliamento dell'edificio in chiave razionalista per ospitare al meglio le attività di formazione nei vari settori dell'artigianato artistico. Il percorso durante le Giornate FAI d'Autunno si snoderà attraverso le aule di mosaico, pittura, scultura e decorazione con materiale di recupero, laboratori di oreficeria e incisione – con uno storico tornio per litografie – la galleria dei gessi e i corridoi con le principali opere d'arte esposte. Gli studenti stessi dell'Accademia illustreranno alcuni dei più pregevoli elaborati artistici, quali il mosaico Il Pugilatore, da cartone di Cafiero Tuti, l'esposizione di gioielli, gli abiti in mosaico realizzati con materiali inconsueti, di straordinario fascino, la serie di tarocchi in mosaico, le realizzazioni in micro-mosaico e alcuni gessi della Gipsoteca.

FRIULI VENEZIA GIULIA

TRIESTE
Sede centrale dell'Università di Trieste e mostra su Gaetano Kanizsa
Fortemente voluta dalla componente italiana di Trieste e oggetto di contestazioni studentesche sotto il dominio austroungarico, l'Università di Trieste venne istituita nel 1924 con la sola Facoltà di Economia e Commercio. Subito si pensò di progettare una sede prestigiosa che, nelle intenzioni del governo italiano, doveva rappresentare l'italianità della cultura triestina. L'edificio presenta una pianta ad H e si sviluppa su quattro piani fuori terra e uno interrato, con una facciata stretta da due avancorpi e preceduta da un'ampia scalinata, che ricorda la forma dell'ellenistico Altare di Pergamo o i resti del Tempio di Giove, Giunone e Minerva scoperti negli anni Trenta sul Colle di San Giusto. Le arcate del portico sono invece un richiamo alla romanità mentre i piani superiori presentano una scansione ordinata di finestroni rettangolari, che si fanno loggiato nelle parti anteriori delle ali laterali. Al suo interno uno scalone, costituito da due rampe, parte dall'atrio per salire attorno all'anima centrale in cemento armato e rivestita di tessere musive in travertino. L'Aula Magna, posizionata al terzo piano, è di forma rettangolare con il podio per il Senato Accademico posizionato lungo il lato meridionale ed è dotata di accessi distinti per docenti, studenti e pubblico; in quest'ultima si trovano appese al soffitto numerosissime lampade a forma di favo d'api e il rosone realizzato da Marcello Mascherini. Un percorso storico artistico che arricchirà le Giornate Fai d'Autunno in occasione delle celebrazioni per il centenario della fondazione dell'istituzione, in cui rientra la mostra: "I miei pùpoli: Gaetano Kanizsa scienziato e artista", un omaggio allo studioso e dal 1953 al 1983 docente dell'Università triestina - dove ha fondato l'Istituto di Psicologia - e al patrimonio artistico-documentale dell'ateneo e del territorio. Solo per i soci FAI la visita alla Pinacoteca dell'Università di Trieste, ospitata nelle sale del Rettorato.

Palazzo del Municipio, sede del Comune di Trieste
Il Palazzo del Municipio si trova nella centralissima Piazza dell'Unità d'Italia, piazza che ha raggiunto l'aspetto attuale grazie al sommarsi di interventi e di edifici di epoca diversa. La definizione di questo vasto spazio e i palazzi che vi si affacciano hanno avuto storie diverse ma tutte accomunate da una stessa caratteristica: l'importante ruolo che la committenza privata, e il suo peso economico, ebbero nello sviluppo urbanistico della piazza. Intorno alla seconda metà del 1800, il Comune decise di dare una degna sede alle istituzioni cittadine acquistando tutti gli edifici che fiancheggiavano la Loggia e il palazzo della Magistratura. Nel 1973 il Comune bandì un concorso per la costruzione del nuovo Municipio. Il progetto vincitore, quello dell'architetto Bruni, comprendeva il parziale riutilizzo degli edifici preesistenti e una grande attenzione al prospetto, in quanto la facciata doveva essere la scenografica conclusione della piazza stessa. L'edifico, in stile eclettico, rimanda, come il Palazzo Modello, al Cinquecento veneto e al Manierismo tedesco, quasi a voler testimoniare come Trieste fosse il punto d'incontro fra queste due culture. L'impaginazione della facciata è molto articolata e plastica; verticalmente è caratterizzata dalle tre grandi bifore lombardesche che propongono una cariatide al posto della tradizionale colonnina, e sul tetto, in asse, tre grandi timpani centinati. Al pianterreno si aprono delle arcate sovrastate, nel mezzanino, da trifore riprese anche all'ultimo piano. I due piani intermedi sono scanditi da colonne di ordine gigante. Al centro della facciata si erge la torre a padiglione dell'orologio. Eccezionalmente aperto al pubblico in occasione delle Giornate Fai d'Autunno, la visita al Palazzo del Municipio comprende la Sala del Consiglio Comunale, dominata dallo splendido dipinto di Cesare Dall'Acqua, raffigurante la prosperità di Trieste; il Salotto Azzurro, sede istituzionale del sindaco, dove dal 1800 vengono ricevute le personalità internazionali, infine la Galleria dei Sindaci dove sono esposti i ritratti dei sindaci che si sono susseguiti alla guida della città di Trieste.

RUDA (UD)
Amideria Chiozza
Fondata dal chimico Luigi Chiozza nel 1865, l'Amideria Chiozza è situata lungo la roggia denominata La Fredda, nella località omonima a Perteole, nella campagna della bassa friulana. Grande esempio di attività che coniuga agricoltura e industria in un unico filone commerciale, grazie alle competenze del suo illuminato fondatore, formatosi a Parigi a l'École de Chimie Pratique, la fabbrica ha dato avvio al ciclo chimico-industriale dell'estrazione dell'amido, dapprima dal frumento, poi dal mais e, a partire dal 1872, dal riso. Nel 1902, una grande ristrutturazione, compreso il nuovo assetto societario con la fondazione della Nuova Pilatura Triestina, ampliò la produzione grazie all'introduzione di nuove macchine e caldaie conquistando, oltre quelli italiani, i mercati dell'Europa centrale e quelli di oltre Oceano. La fabbrica chiuse definitivamente i battenti nel 1986 diventando un raro esempio di archeologia industriale, sia per i metodi estrattivi utilizzati che per la sua collocazione in un'area tuttora deprivata dal punto di vista industriale. L'Amideria Chiozza proprietà del Comune di Ruda, custodisce ancora oggi macchinari di fine Ottocento di straordinaria importanza dal punto di vista della storia industriale, fino a pochi anni fa in totale abbandono: grazie alla visibilità ottenuta al censimento "I Luoghi del Cuore" 2016 e al sostegno del FAI, è stata avviata una campagna di restauro ancora in corso. In occasione delle Giornate Fai si potranno scoprire le nuove fasi di questo recupero e visitare le sale caldaie, il reparto macinazione, dove sarà possibile scoprire le fasi iniziali della lavorazione che conducono all'estrazione dell'amido, e infine il reparto sottoprodotti.

LAZIO

ROMA
Il Consiglio di Stato a Palazzo Spada e la "meraviglia" barocca di Borromini
Sede del Consiglio di Stato e perciò solitamente inaccessibile al pubblico, aprirà in via eccezionale Palazzo Spada, costruito per volere del cardinale Girolamo Capodiferro tra il 1548 e i 1550: caratterizzato da decorazioni scultoree e pittoriche sulla facciata, nel cortile e nelle stanze del piano nobile, l'architetto fu Bartolomeo Baronino, mentre una squadra di lavoro coordinata da Giulio Mazzoni creò i sontuosi stucchi dell'interno e degli esterni. Il palazzo fu comprato nel 1632 dal cardinale Bernardino Spada, il quale incaricò Francesco Borromini di modificarlo in stile barocco e di renderlo una "reggia", degna del potere che la famiglia rappresentava nelle gerarchie papaline dell'epoca. Con una altezza di tre piani e un mezzanino fra il piano nobile e l'ultimo piano, la facciata presenta finestre racchiuse entro cornici rettangolari sporgenti alle quali si alternano nicchie con timpani e statue, ricche decorazioni in stucco, festoni, amorini, maschere e figure alate. Nel cortile è presente un solo ordine di archi sorretti da massicci pilastri. Sul cortile si affaccia il capolavoro della "falsa prospettiva" che Borromini creò aiutato dal matematico Padre Giovanni Maria da Bitonto, uno dei massimi esempi di illusionismo barocco che si potrà ammirare nel percorso proposto dal FAI: una sequenza di colonne di altezza decrescente e il pavimento che si alza generano, infatti, l'illusione ottica di una galleria lunga 37 metri, mentre è di 8, in fondo alla quale è posta una scultura alta 60 centimetri che sembra a grandezza naturale. Durante le Giornate FAI d'Autunno 2023, dopo l'eccezionale salita fino al piano nobile, accoglierà i visitatori il Salone di Pompeo, con la gigantesca statua ai piedi della quale, forse, cadde Giulio Cesare nel 44 a.C. Il passaggio attraverso la Cappella, con dipinti ad affresco e a olio su muro, introdurrà nella Sala delle Quattro Stagioni con lo stile michelangiolesco di Giulio Mazzoni nelle pitture e nei nudi degli efebi. La Sala di Achille, di Callisto, di Amore e Psiche, dei Fasti Romulei portano alla Galleria degli Stucchi, gioiello della decorazione manierista. Stupefacente colpo d'occhio si ha entrando nella Galleria della Meridiana, con la meridiana catottrica: la decorazione, eseguita nel 1644 da Giovan Battista Magni su progetto del matematico francese Padre Emmanuel Maignan, contempla busti di personaggi della famiglia Spada, nonché quello di papa Urbano VIII di Gian Lorenzo Bernini.

Le collezioni del Gruppo Cassa Depositi e Prestiti
Apertura riservata agli iscritti FAI
In occasione delle Giornate FAI d'Autunno 2023 sarà possibile visitare le tre collezioni di Arte Moderna e Contemporanea del Gruppo Cassa Depositi e Prestiti, nella sede storica di via Goito che apre le sue porte al pubblico per la prima volta. Cassa Depositi e Prestiti, nata nel 1850 per raccogliere i depositi dei risparmiatori e finanziare le pubbliche amministrazioni, nel corso del tempo ha ampliato i propri ambiti di intervento fino a divenire uno dei principali promotori dello sviluppo sostenibile del Paese. Negli ultimi anni ha rivolto particolare attenzione alla valorizzazione del patrimonio artistico e culturale, quale fattore determinante per il progresso sociale ed economico e per il miglioramento della qualità della vita collettiva. In linea con questo impegno è stato avviato un processo di recupero e valorizzazione della collezione di opere d'arte del Gruppo, che a partire dal 2020 ha portato alla creazione di un "museo" all'interno della sede di Cassa Depositi e Prestiti. Lo scenografico allestimento si snoda lungo la monumentale scala liberty del palazzo e consente di ammirare le copertine e le tavole della rivista «Civiltà delle Macchine», commissionate ad artisti quali Afro, Capogrossi, Dorazio, Severini, Vedova, Tamburi, Vespignani. La rivista, pubblicata tra il 1953 e il 1979 e nata come house organ di Finmeccanica grazie alla lungimiranza dei suoi fondatori Sinisgalli e Luraghi, rappresentò un unicum del panorama editoriale italiano, coinvolgendo i più importanti intellettuali dell'epoca in un confronto sullo sviluppo industriale e tecnologico italiano e sull'impatto delle trasformazioni sull'uomo e la società. Completano l'esposizione le sculture di Pepper, Pomodoro e Gheno che nascono da materiale di fabbrica, come il ferro, il bronzo e l'acciaio. In queste opere emerge il tentativo e il desiderio di osservare e indagare la cultura industriale e non è un caso se alcune di queste derivano dall'esperienza diretta in stabilimenti siderurgici, cantieri navali e centrali elettriche. Durante l'eccezionale apertura delle Giornate FAI d'Autunno i visitatori avranno la sensazione di trovarsi non semplicemente in un luogo di lavoro, ma in un vero e proprio museo di arte moderna e contemporanea, dove l'arte si lega all'industria.

Consiglio Superiore della Magistratura
La sede del Consiglio Superiore della Magistratura apre al pubblico per la prima volta in assoluto durante le Giornate FAI d'Autunno 2023. I visitatori avranno la possibilità di vedere dove opera uno degli istituti fondamentali della democrazia italiana, previsto dalla Costituzione, e di approfondirne il funzionamento. Si tratta dell'organo di amministrazione della giurisdizione e di garanzia dell'autonomia e dell'indipendenza dei magistrati ordinari. Oltre a conoscere dove il Consiglio si riunisce in plenaria, si potrà vedere lo studio del Presidente della Repubblica, che è anche il presidente del CSM, con arredi di pregio e opere d'arte di fine '800 e della prima metà del XX secolo. Dal punto di vista architettonico il palazzo è il più importante fra quelli che si affacciano su Piazza Indipendenza, cuore del primo quartiere creato dopo la proclamazione di Roma capitale nel 1870. L'edificio subì una prima trasformazione negli anni Venti del Novecento e poi negli anni Trenta, quando divenne la residenza dei Marescialli d'Italia, periodo cui risale la facciata con rivestimenti in tufo e travertino e decorazioni scultoree. Dopo la guerra il palazzo divenne residenza del Ministro delle Finanze fino a quando, nel 1960, passò al Consiglio Superiore della Magistratura. L'interno, che non conserva spazi originali ma è stato modificato funzionalmente, è ricco di pregevoli arredi provenienti, ad esempio, dalla Galleria Nazionale di Arte Antica di Palazzo Barberini. Nel cortile – che si potrà percorrere durante le Giornate FAI dopo aver goduto del panorama su Piazza Indipendenza dalla terrazza – sono stati inglobati piccoli villini ed edifici dei primi del '900 che nelle forme e nelle decorazioni richiamano gli stili in voga all'epoca, dal liberty al neorinascimento fino al barocchetto romano.

Palazzo Esercito
Durante le Giornate d'Autunno 2023 si potrà accedere a Palazzo Esercito, grande complesso a pianta rettangolare con cinque cortili interni, costruito nel 1876 su progetto del capitano Bernardini e del colonnello Garaviglie, oggi sede dello Sato Maggiore dell'Esercito e dello Stato Maggiore della Difesa. Il percorso di visita partirà dal Cortile d'onore con il Sacrario dei Caduti e toccherà la cappella con le reliquie di San Giovanni XXIII papa, al secolo Angelo Giuseppe Roncalli, che durante la Prima Guerra Mondiale, prima di diventare pontefice, venne arruolato come tenente cappellano. Proseguendo, la tappa più importante sarà dedicata alla Biblioteca Militare Centrale, che custodisce un patrimonio librario il cui nucleo principale è costituito dalla Biblioteca del Corpo Reale dello Stato Maggiore e della Tipografia, istituita a Torino nel 1814 dal Re di Sardegna Vittorio Emanuele I. La biblioteca raccoglie oltre 120.000 volumi e 1000 riviste di carattere storico, militare, politico, sociologico e scientifico, con titoli italiani ed esteri, e annovera un fondo antico di circa 1200 volumi e cinquecentine. Tra le opere di maggiore pregio si trovano il De Bello Persico, unito in un'edizione a stampa del 1506 al De Bello Gothorum, che insieme al De Bello Vandilico costituiscono la più importante trilogia dello storico bizantino Procopio di Cesarea; la Divina Commedia in un'edizione del 1529 con il celebre commento di Cristoforo Landino; la celebre Encyclopédie ou dictionnaire raisonné des Sciences, des Arts et des Métiers di Diderot e d'Alembert, di cui sono presenti le prime tre edizioni complete. La visita permetterà di scoprire, inoltre, il mosaico romano della metà del II secolo d.C., appartenente in origine al complesso di edifici dei Castra Praetoria, caserma principale della Guardia Pretoriana alle dirette dipendenze dell'imperatore, fatto costruire da Tiberio tra il 23 e il 26 d.C. e la Fontana dei delfini, composta da una vasca circolare in travertino e da una scogliera di tufo sulla quale sono adagiati quattro delfini, in pietra artificiale.
Domenica 15 ottobre l'apertura di Palazzo Esercito, sede dello Stato Maggiore della Difesa e dello Stato Maggiore dell'Esercito, con il quale la Fondazione ha un accordo quadro, durante le Giornate FAI d'Autunno si svolge in concomitanza con la Giornata della Trasparenza.

TARQUINIA (VT)
La Bandita di Sebastian Matta
Durante le Giornate d'Autunno 2023 la Bandita aprirà con il FAI per far conoscere parte degli spazi privati dell'artista che ospitano alcune delle sue opere, dal giardino al cortile del convento, fino alla cappella in cui Matta per anni ha lavorato e dove ora riposa. Situato nella campagna tarquiniese, nella bassa Maremma, il Ritiro della Bandita è un ex convento dei frati passionisti fondato da San Paolo della Croce nel 1750. Il convento passò poi al Comune e quindi, grazie a Luisa Laureati, amica e gallerista di Matta, venne acquistato nel 1968 dall'artista che, avendo vissuto a Roma negli anni Cinquanta, cercava un posto nei dintorni della capitale in cui creare un rifugio per vivere e lavorare. Il Ritiro della Bandita fu la casa di Sebastian Matta fino ai suoi ultimi anni di attività; oggi sede degli Archivi Matta, il complesso conserva sculture in bronzo, ceramiche, pastelli, tele, disegni e mobili e racconta l'immaginario fantastico e inimitabile di uno dei più carismatici, brillanti e visionari artisti del Novecento.

CISTERNA DI LATINA (LT)
Monumento naturale di Torrecchia Vecchia
Apertura solo domenica
Sorta su un territorio anticamente abitato da etruschi e romani, Torrecchia Vecchia – tenuta privata di oltre 1500 acri restaurata per volere del principe Carlo Caracciolo a partire dal 1991 e visitabile solitamente solo previa autorizzazione – è stata riconosciuta Monumento Naturale nel 2007 e abbraccia oltre 625 acri di bosco, oltre a notevoli giardini in stile inglese. Il più bello, custodito tra le mura del castello ristrutturato da Gae Aulenti, è di circa due ettari: inizialmente progettato da Lauro Marchetti, curatore dei Giardini di Ninfa, fu sviluppato e mantenuto dal celebre paesaggista inglese Dan Pearson. Una totale libertà sembra essere la filosofia del luogo definito "selvaggio curato" grazie a una panoplia di verde e bianco con sfumature di blu e rosa. Le infiorescenze d'un bianco puro si delineano attraverso il glicine Wisteria Floribunda, le ortensie, i gelsomini, le rose Sally Holmes, Iceberg, Alfred Carrière, le digitali, le anemoni del Giappone, le aquilegie e i fiori annuali per le aiuole fiorite. Dei giochi di cascate con gunnera, gigaro, iris, ninfea e melograno partecipano a questa scenografia romantica.

MONTENERO SABINO (RI)
Montenero: un galeone nel verde dei boschi sabini
Montenero Sabino si trova all'estremità sud-orientale della Sabina tiberina, alle pendici del monte Tancia. Il nome potrebbe derivare dalle cave di pietra focaia, assai scura, molto numerose un tempo nei dintorni. Costruito su uno sperone di roccia a 450 metri sul livello del mare, dominato dal Castello Orsini, affiancato da due torrenti e circondato da boschi, il borgo ha un'unica strada che conduce fino alla Chiesa di San Cataldo, su cui si aprono due file di case. Per la sua forma Montenero può ricordare un galeone: sotto il castello, che rappresenta la poppa, c'è il centro abitato lungo e stretto – lo scafo – strutturato secondo la classica tipologia "a fuso d'acropoli" degli incastellamenti attorno all'anno Mille e chiuso all'altra estremità dalla Chiesa di San Cataldo, l'ideale prua del veliero. È presumibile che l'origine del borgo risalga all'XI secolo, tuttavia nella zona ci dovevano essere insediamenti e ville sin dall'epoca sabino-romana: è recente la scoperta di un santuario, presumibilmente dedicato alla dea Vacuna, oggetto da qualche anno di scavi archeologici. Medievale deve essere la fondazione del castello, che poi subirà profondi cambiamenti tra il Quattrocento e il Seicento, venendo trasformato dagli Orsini in palazzo ducale: di quest'epoca sono la doppia scala monumentale di ingresso, il portale con le due torri circolari, la corte interna e buona parte delle strutture residenziali dei piani alti. Anche la quattrocentesca Chiesa di San Cataldo subì nel tempo cambiamenti rilevanti: nel 1735 ci fu un restauro talmente radicale da rendere necessaria una nuova consacrazione. Il percorso nel borgo durante le Giornate FAI d'Autunno 2023 partirà dal Castello e proseguirà nella parte bassa del borgo e con la visita a Palazzo Bonacasata, dov'è custodita la stele di Vacuna; si concluderà nella Chiesa di San Cataldo. Arricchiranno le giornate tre conferenze che si svolgeranno all'interno del Castello. Sabato alle ore 16 Carmelo Russo, ricercatore in Discipline Demoetnoantropologiche all'Università La Sapienza di Roma, parlerà di Streghe in Sabina fra passato e Presente. Uno sguardo antropologico. Domenica alle ore 11.30 Ileana Tozzi, ispettore onorario SABAP per Rieti e Provincia, parlerà di Una strega per un Castello, incontro dedicato alle vicende del Castello dove nacque Bellezza Orsini. Sempre domenica, alle ore 16, Aldo Borlenghi, Docente di Archeologia e Storia dell'Arte del Mondo Romano all'Università Lumière di Lione2, parlerà di Vacuna, una dea sabina. Lo scavo archeologico del Santuario romano di Montenero. Durante le Giornate FAI Miriana Perilli, Consigliere comunale, in vari momenti suonerà le campane della Chiesa di San Cataldo.

LIGURIA

GENOVA
Teatro Gustavo Modena
Situato a Sampierdarena, quando il quartiere era ancora Comune autonomo, il Teatro Gustavo Modena fu edificato fra il 1856 e il 1857. La costruzione del teatro fu voluta e finanziata dalla nuova borghesia sampierdarenese, che mostrò con questa iniziativa lo spirito antagonistico nei confronti della vicina Genova per risaltare lo sviluppo raggiunto dal Comune e il livello sociale delle famiglie più prestigiose. Il nuovo teatro, in contrapposizione al "regio" Carlo Felice di Genova, fu intitolato all'attore veneziano Gustavo Modena, mazziniano, attivista e combattente nelle battaglie risorgimentali. La struttura è molto elegante: dalla facciata tipicamente neoclassica realizzata su due piani, con cinque aperture ad arco, come un finto porticato, al piano superiore che presenta un colonnato ionico sormontato dal timpano. Al suo interno presenta una sala disposta a ferro di cavallo con quattro ordini di palchi, ventiquattro al primo livello e venticinque nei superiori, un loggione e una platea. Tutta la superficie è decorata con stucchi in gesso dipinti e dorati con uno strato di finitura molto sottile; la tela del soffitto è di Nicolò Barabino. I parapetti rappresentano, in alternanza, festoni con vasi, grifoni e rilievi floreali. Più complesso è il palco centrale che sporge verso l'esterno e porta i simboli di Sampierdarena ancora Comune. In occasione delle Giornate Fai, la visita proposta dal Gruppo FAI giovani Genova permetterà di entrare nei luoghi solitamente chiusi al pubblico, riservati comunemente agli addetti ai lavori. Si entrerà nel backstage e non solo, scoprendo cosa si cela dietro le quinte di un teatro ottocentesco, aneddoti, curiosità su come la macchina scenica si muove e funziona: il Teatro Gustavo Modena è tra i pochissimi teatri ad avere ancora in uso la graticcia originale ottocentesca, la struttura a travi lignee che muove il sipario e gli oggetti scenici.

VEZZANO LIGURE (SP)
Rione storico di Vezzano superiore
La visita al borgo di Vezzano Ligure è, nella sua unicità, un percorso che unisce peculiarità storico-artistiche e, più in generale, lettura dei costumi tradizionali tipici di questo paesaggio ligure. Grazie alla sua fortunata collocazione geografica – il borgo domina un'area che include il Golfo della Spezia fino alle isole Palmaria, Tino, Tinetto e parallelamente anche la valle del fiume Magra, fino alle Alpi Apuane – Vezzano Ligure presenta un tessuto urbano sostanzialmente intatto dal Medioevo a oggi e illustra, con esemplare completezza, i caratteri dell'architettura storica ligure. L'insediamento, formatosi intorno a una fortificazione, ha forma quadrangolare e in seguito circondato da una cortina di cui rimane traccia nelle torri cilindriche, inglobate in costruzioni posteriori. Dell'antico castello, la cui fondazione è anteriore al 963, rimane il torrione e l'area circostante è in parte adibita a parco pubblico e in parte ad orti privati. Fra i due nuclei di Vezzano superiore e inferiore l'antico passaggio di collegamento è il Borgo Mitiliano, anche detto Capitolo. In occasione delle Giornate FAI d'Autunno, oltre al percorso storico artistico del borgo, sarà possibile visitare luoghi solitamente chiusi al pubblico come la cantina privata della famiglia Ferdeghini in Via della Malva, e l'adiacente punto panoramico. Il percorso lungo il Borgo Mitiliano proseguirà per Via Verdi, fino ad arrivare alla Terrazza Benettini dove, presso la sala polivalente "Giulia Civitico" saranno allestite la mostra di pittura di Luciano Viani e la mostra di scultura di Valerio Neri. Aperta al pubblico anche la sede dell'ANPI con l'esposizione di alcuni cimeli a rievocare i tragici rastrellamenti nazi fascisti che sconvolsero Vezzano Ligure il 7 dicembre 1944.

LOMBARDIA - Leggi il programma: link

MARCHE - Leggi il programma: link

MOLISE

LUCITO (CB)
Il borgo e la pinacoteca
Il piccolo borgo medievale di Lucito sorge lungo la valle del Biferno, a 27 km da Campobasso. La sua nascita risale all'epoca della dominazione longobarda, quando pastori e agricoltori, per sfuggire alle invasioni, si rifugiavano nelle caverne scavate nel tufo della collina denominata "Colle a grotte". Vi si accedeva tramite la "Porta Maggiore", adiacente al palazzo marchesale, e le case alte e serrate dei lati fungevano da bastioni. L'itinerario di Giornate FAI sarà una passeggiata di circa 45 minuti alla scoperta dell'antico borgo, del Palazzo marchesale e delle sue chiese. L'edificio di maggior pregio è per l'appunto il medievale Palazzo Capecelatro, con la sua torre campanaria e un passaggio collegante il palazzo a un'ex chiesa, la cappella di San Gennaro (oggi Auditorium). Nonostante le varie trasformazioni ha conservato l'apparato originario delle strutture orizzontali sia voltaree che lignee, nonché i portali in pietra, le iscrizioni e gli stemmi. La chiesa madre, intitolata a San Nicola di Bari, fu costruita prima all'anno 1000 sui ruderi di un antico convento, distrutta dal devastante terremoto del 1456, poi ricostruita e riaperta al culto nel 1566. Al suo interno sono presenti lapidi ed elementi architettonici di stile rinascimentale. Percorrendo le strette stradine del centro storico, che seguono l'andamento della collina, si raggiunge l'antica cappella di San Rocco, un tempo posta fuori dalle mure e in prossimità della "Porta da piedi". Si visiterà inoltre Casa D'Attilio, oggi pinacoteca, che custodisce circa 50 opere del maestro Antonio Pettinicchi (Lucito,1925-Bojano, 2014)., pittore e incisore attivo nell'arte contemporanea. I suoi dipinti fanno riferimento alla realtà vera e autentica del Molise degli anni '60 e '70 del Novecento.

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SARDEGNA

CAGLIARI
Palazzo del Provveditorato Opere Pubbliche e Piazza del Carmine
Il Palazzo del Provveditorato alle Opere Pubbliche, oggi sede della Rappresentanza del Governo in Sardegna e del TAR, si affaccia nella centrale Piazza del Carmine, situata nel cuore del quartiere Stampace, a ridosso del porto. Affidata agli architetti Stressa e Cima l'ideazione della piazza, i primi edifici iniziarono a sorgere a partire dalla fine dell'Ottocento; nel 1927 venne costruito il Palazzo del Provveditorato alle Opere Pubbliche. Progettato dall'architetto Augusto Valente, è caratterizzato da motivi di stampo eclettico, prevalentemente rinascimentali e manieristi. Di pianta rettangolare, con cortile interno, si sviluppa su quattro piani; il piano rialzato è segnato con finestroni balaustrati e decorati con finti conci a ventaglio. Nonostante gli interventi di ristrutturazione, alcuni ambienti interni conservano finiture e componenti d'arredo originari (pavimenti a quadrette di cemento, soffitti, rivestimenti murari, infissi e alcuni arredi nello stile eclettico sviluppatosi in Sardegna negli anni Venti e Trenta con influssi dell'artigianato locale negli arredi e in alcuni elementi di design). Nella sala di rappresentanza del TAR è conservata una decorazione pittorica di Filippo Figari L'aia, la chiesa, la casa, il villaggio, ispirata a scene della tradizione sarda. La visita al Palazzo rappresenterà il culmine della visita proposta nelle Giornate FAI d'Autunno, dopo il percorso in Piazza del Carmine.

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TRENTINO ALTO ADIGE

ROVERETO (TN)
Ex Manifattura Tabacchi
Entrata in funzione tra il 1854 e il 1855, la Manifattura Tabacchi ha operato fino al 2008, anno della sua chiusura dopo 150 anni di attività. Articolato in origine in tre corpi – un fabbricato per la lavorazione, un magazzino adatto a tenere i tabacchi greggi e un fabbricato per la macera delle foglie – l'ex stabilimento occupa un'ampia area di 9 ettari di superficie, oggetto dal 2009 di un'importante opera di rigenerazione urbana e di innovazione industriale su iniziativa della Provincia Autonoma di Trento (Green Innovation Factory), che he ha fatto un incubatore di start up nei settori dell'edilizia ecosostenibile, dell'energia rinnovabile e delle tecnologie per l'ambiente e per lo sport. La riqualificazione del sito è stata affidata, tra gli altri, agli architetti Kengo Kuma e Carlo Ratti e ha previsto il recupero parziale degli edifici storici, utilizzati occasionalmente anche come location cinematografiche (ad esempio la serie RAI su Chiara Lubich), mentre altri edifici sono stati progettati ex-novo. La copertura della nuova area funge da cerniera fisica tra la manifattura originale e il fiume Leno, per giungere al "ponte delle Zigherane". Già aperta in occasione delle Giornate FAI di Primavera nel 2007, versava allora in stato di abbandono e la riqualificazione l'ha mutata da luogo in decadenza a promotore e contenitore di start up innovative nel campo scientifico e tecnologico. Per questa edizione sono previste due visite distinte: una si concentrerà sugli spazi ancora non restaurati, storici, per raccontare la storia della manifattura con un focus sulle cosiddette zingherane (sigaraie), protagoniste di embrionali forme di welafare aziendale; l'altra sul rinnovamento, anche architettonico, degli ultimi anni.

UMBRIA

ARRONE (TR)
Situato in Valnerina, poco distante dalla Cascata delle Marmore (nel 2019 secondo classificato ai "Borghi più belli d'Italia"), lo storico borgo di Arrone può essere considerato uno degli esempi di incastellamento più interessanti della zona. Il paese è composto da un borgo fortificato, sviluppatosi intorno a una torre di avvistamento, detto la Terra, sopra una collina calcarea, e da un secondo nucleo più recente, borgo di Santa Maria, sviluppato ai piedi del primo e attorno alla chiesa di Santa Maria Assunta. L'origine del castello sarebbe legata alla famiglia degli Arroni, nobili feudatari della zona, a cui si dovrebbe l'edificazione del primo nucleo fortificato attorno a cui si sviluppò il paese a partire dal IX secolo. Con il progressivo indebolimento della signoria, il paese entrò progressivamente nell'orbita di Spoleto a cui si sottomise nel 1341. Nei secoli successivi restò legato alle vicende spoletine, fino all'erezione della provincia di Terni e alla costruzione della strada della Valnerina, che spostò progressivamente l'influenza verso la città dell'acciaio. Il percorso di visita durante le Giornate FAI prevede un itinerario alla scoperta del borgo: dalla chiesa parrocchiale di Santa Maria Assunta, risalente al XV secolo, ricca di opere d'arte – in particolare un ciclo di affreschi cinquecenteschi di Vincenzo Tamagni e Giovanni da Spoleto e una preziosa tela raffigurante la Cena in Emmaus da riferire a un pittore di matrice caravaggesca – alla Chiesa di San Giovanni Battista, dalle forme gotiche ricca di affreschi medievali e con un campanile a torre noto per l'esibizione acrobatica dei campanari. Per l'occasione, domenica 15 ottobre sarà possibile visitare il campanile della chiesa a cura del Gruppo Campanari di Arrone, e ammirare proprio la straordinaria esibizione dei campanari.

VALLE D'AOSTA

COURMAYEUR
La Courmayeur che non ti aspetti
Ai piedi del Monte Bianco e della sua catena, Courmayeur è frequentata tutto l'anno per rigeneranti passeggiate e attività all'aria aperta. Il suo centro è suggestivo e ricco di storia, declinata tra busti e targhe di personaggi importanti, architetture antiche ed elementi non sempre noti. La visita durante le Giornate FAI partirà da piazza Brocherel, dove la statua del poeta Giosué Carducci, assiduo frequentatore della località, – cui ha dedicato una splendida lirica nel 1899 – dà il benvenuto ai visitatori. Ma anche la Famiglia Reale, in particolare la Regina Margherita di Savoia, qui veniva a "passare le acque": Courmayeur disponeva infatti di numerose fonti termali, oggi quasi del tutto scomparse. La visita all'aperto proseguirà lungo la via centrale fino a piazza Abbé Henry con la Chiesa parrocchiale settecentesca e la Società delle Guide Alpine, la prima costituitasi in Italia nel 1850. In chiesa è ancora presente un'iscrizione in ricordo del soggiorno della coppia reale Umberto II e Maria José del Belgio, ultimi sovrani d'Italia, che la scelsero come meta del loro viaggio di nozze nel 1930. Si procederà quindi verso piazza Brenta dove sorgeva l'ex Hotel de l'Union sulla casaforte della ricca famiglia dei De Curia Maior, per poi raggiungere piazza Petigax, dove si potranno ammirare l'antica Tour Malluquin – già citata nel 1351 – e l'Hotel Royal, meta dei soggiorni estivi della prima Regina d'Italia. L'itinerario culturale si concluderà all'ex Hotel de l'Ange dove sarà possibile visitare in esclusiva per le Giornate FAI gli affreschi ottocenteschi - non accessibili al pubblico - in fase di restauro grazie ai fondi del "Bando Borghi del PNRR" vinto dal Comune.

VENETO - Leggi il programma: link

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Giornate Fai d’Autunno - programma 2023

Coordinate dell'evento

Titolo: Giornate Fai d’Autunno

Luogo: Luoghi FAI aderenti - Italia

Periodo / giorno di svolgimento: -

Organizzatore / promotore dell'evento: FAI - Fondo Ambiente Italiano

Per approfondire sul web: https://fondoambiente.it/

Per approfondire sui social : https://www.facebook.com/fondoambie...





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