Il Lugana Doc è protagonista da alcuni anni di un grande successo commerciale divenendo uno dei vini bianchi Italiani più "alla moda". Per raccontare un po' della sua storia recente mi piace partire da un tratto comune col Lessini Durello, a cui avevo dedicato un recente approfondimento. Entrambi i vitigni sono dotati di una grande acidità e nel saper "addomesticare" questo tratto esuberante, che nella vinificazione "tradizionale" li rendeva vini molto difficili, apprezzabili solo da pochi, è consistita la sfida, vinta in anni recenti, di chi ha creduto nella loro potenzialità per creare dei vini adatti al gusto attuale.
C'è un altro elemento in effetti che unisce le due storie: si tratta di due vitigni autoctoni che solo se coltivati nel loro territorio, dove storicamente sono stati presenti, riescono a esprimere nel vino le migliori caratteristiche e l'identità che li rende unici.
L'occasione per conoscere meglio la storia recente di questa DOC ai confini tra le provincie di Brescia e Verona è stata una serata organizzata dalla sezione di Vicenza dell'ONAV che ha visto come protagonista proprio il Lugana e come relatore Carlo Veronese, direttore del Consorzio per la tutela del Lugana Doc.
Che il Lugana sia un vino che ha trovato nell'esportazione, in Germania in primis, il suo canale di crescita commerciale è dimostrato dai numeri: solo il 25% della produzione di Lugana (circa 12 milioni di bottiglie) resta in Italia, mentre il restante 75% va all'estero. Qui, ad oggi, è la Germania (in particolare la Baviera) a rappresentare il mercato di gran lunga più importante con una quota di ben il 40% (sul totale della produzione).
Se si pensa ai vini bianchi tedeschi, a partire dal Riesling, non sorprende che il Lugana abbia incontrato tanto favore in Germania. Certo la presenza turistica nella zona del Lago di Garda ha consentito a molti tedeschi di conoscere questo vino, ma nella zona del Garda si trovano altre DOC (il Garda Doc sul versante lombardo, il Bardolino e il Custoza sul versante veronese, per attivare poco più in là verso la Valpolicella ed il Soave) che non hanno riscosso lo stesso successo.
Bi-regionale oltre che bi-provinciale (condivisa tra Lombardia e Brescia - dove si produce circa l'80% dell'annuale produzione di 120mila ettolitri, e Veneto e Verona), questa Doc territorialmente schiacciata dalle grandi Doc veronesi su un lato, e sfavorita da una certa "freddezza" del consumo locale nel territorio bresciano dall'altro, si è trovata nella necessità di trovare mercati commerciali verso nord. E il successo è stato tale che le scorte di Lugana si esauriscono in genere verso la fine di Settembre, lasciando i produttori senza prodotto da vendere durante l'inverno, e tanto da rendere quest'uva la più cara tra le uve bianche in Italia, con una quotazione nell'ultima vendemmia tra i 140,00 e i 160,00 euro per quintale.... leggi il resto dell'articolo»
Venendo invece alle caratteristiche del vino Lugana, ricordiamo che si tratta di un monovitigno ottenuto da uve di Trebbiamo di Lugana, vitigno conosciuto anche come Trebbiamo di Soave, che in questa Doc si può considerare autoctono ed oggi ha ripreso l'appellativo "storico" di Turbiana.
La scelta di recuperare il nome Turbiana per il vitigno, oltre che per riaffermare il carattere autoctono, discende dalla volontà di distinguersi, anche agli occhi del consumatore straniero, dagli altri vitigni Trebbiamo (d'Abruzzo, di Romagna, Toscano ...) con cui in effetti studi genetici hanno escluso una parentela, che invece è risultata esistere col Verdicchio.
Il territorio compreso nella DOC va dalle sponde del Lago di Garda fino alle vicine colline moreniche, ed è per lo più pianeggiante, caratterizzato da una forte presenza di argilla. E proprio dalla combinazione del vitigno Turbiana e dell'argilla del terreno si origina la forza delle caratteristiche identitarie del vino Lugana, ovvero, oltre alla già citata spiccata acidità, la presenza di decise note minerali e saline.
Tornando al punto da cui si era partiti, ovvero l'addomesticare l'acidità fin troppo esuberante, il successo incontrato dal Lugana discende da un preciso progetto enologico, volto a preservare il più possibile i profumi e la freschezza del vino, e ad ammorbidire la sensazione di acidità attraverso un residuo zuccherino.
Anche se oggi tra i produttori si possono riscontrare diverse filosofie di vinificazione, è indubbio che nell'avvento della vinificazione in riduzione (che evita l'ossidazione e favorisce il mantenimento degli aromi varietali), oltre che dall'attento controllo della temperatura fin dal conferimento dell'uva vendemmiata e dalle tecniche di pressatura molto soffice, sta il grande cambiamento che ha portato il Lugana ad essere identificato come un vino più "accattivante", ottimo come aperitivo, in particolare se associato ad un certo residuo zuccherino, che bilancia e ammorbidisce la sensazione acida e minerale.
Se vinificato senza residuo zuccherino e sottoposto ad affinamento (come nella versione Riserva), magari utilizzando anche recipienti di legno, il Lugana può invece sorprendere per struttura e divenire adatto non più ad un'aperitivo, ma per accompagnare primi piatti a base di pesce di lago, fin'anche ad accompagnare certi piatti di carne. O ancora, nella sua versione con vendemmia tardiva (fatta dopo una o due notti di gelo nel mese di novembre) ad accompagnare formaggi.
Il Lugana non è solo versatile, ma può essere preso ad esempio di come un vino bianco italiano possa essere longevo, capace di mantenere anche per diversi anni le sensazioni di freschezza e mineralità. A dimostrazione di ciò è stata portata in degustazione una bottiglia della cantina Ca' Lojera del 2002, che ha davvero sorpreso tutti per quanto era ancora in grado di esprimere in bocca (per completezza di racconto elenco anche le cantine degli altri vini portati in degustazione: Montonale, di Desenzano del Garda, l'Azienda Agricola Turina di Moniga del Garda, Olivini di Desenzano del Garda, Tenuta Roveglia di Pozzolengo e Fraccaroli di Peschiera del Garda).
In conclusione il Lugana Doc è certamente un vino che merita di essere conosciuto nelle sue diverse espressioni e vista la bellezza dei luoghi dove si produce l'invito non può che essere, come sempre nella filosofia di itinerarinelgusto.it, di trovare l'occasione per visitare direttamente alcune cantine e toccare con mano la passione e la storia delle persone che ne hanno fatto un prodotto così ricercato della nostra tradizione enogastronomica.