Per due giorni, nel secondo weekend di Novembre, Mirano fa un tuffo nel suo passato, tornando agli inizi del Novecento, con il centro storico trasformato in una piazza della Belle Époque durante la fiera paesana. Le origini di questa festa risalgono alla notte dei tempi, quando per festeggiare la chiusura dell’anno agrario, l’11 novembre, i contadini locali erano soliti mangiare l’oca, così grassa in quel periodo dell’anno, da sciogliersi in bocca.
Nel 1998 La Pro Loco decise di creare quella che oggi è la manifestazione più seguita in paese, capace di attirare visitatori da tutta Italia e dall’estero. Prese il disegno di Preti e lo sovrappose alla piazza di Mirano, che guarda caso ha forma ovale. La piazza del paese diventava così un grande gioco di società, con 63 grandi caselle di due metri per due, dadi e pedine giganti, con le quali dar vita a improbabili prove di abilità che a molti ricordano i popolari “Giochi senza frontiere” televisivi di qualche anno fa. A sfidarsi saranno la squadra del capoluogo e delle cinque frazioni di Mirano (Ballò, Campocroce, Scaltenigo, Vetrego e Zianigo).
A far da contorno alla sfida c’è ovviamente anche la tradizione culinaria.
Legata al pennuto più famoso della città c’è infatti anche un ricco menù che vede coinvolt tutti i migliori ristoratori di Mirano, per far rinascere anche nei palati l’antica cultura dell’oca. Non dimenticate dunque l’assaggio propiziatorio di risotto, ravioli o salsiccia d’oca, perché secondo un detto miranese “Chi no magna l’oca a San Martin no fa el beco de un quatrin”!