Il Carciofo spinoso di Sardegna Dop è uno dei prodotti più tipici della produzione ortifrutticola dell'isola sarda. I primi cenni storici su questo prodotto risalgono ai primi anni del Novecento. Nel 2011 al Carciofo spinoso di Sardegna è stato riconosciuto il marchio DOP e l'anno seguente è stato creato il Consorzio di tutela del prodotto. L'aspetto è caratterizzato dalla presenza di spine gialle nelle brattee, dal capolino conico allungato e dal colore verde con sfumature violetto-brunastre. Il sapore è corposo ed equilibrato, tra l'amarognolo e il dolciastro, mentre la consistenza è tenera ma allo stesso tempo croccante.

La zona di produzione di questa varietà di carciofo è situata in specifici comuni delle province dell’Ogliastra, di Cagliari, Carbonia-Iglesias, Medio Campidano, Oristano, Nuoro, Sassari e Olbia - Tempio. In lingua sarda il carciofo viene chiamato con nomi diversi a seconda della zona: in campidano "Canciofa", nel Logudoro "Cartzofa", in Gallura "Scalciofa", nella zona di Sassari "Iscaltzofa". La definizione botanica è Cynara Scolimus, nome che richiama la cenere, sostanza utilizzata in passato per la concimazione. C'è chi associa il nome alla leggenda di Cynara, una fanciulla con i capelli color cenere che venne trasformata da Giove, innamorato di lei, in una pianta di carciofo.

La coltivazione del carciofo fa parte dell'antica tradizione sarda. Si hanno testimonianze del consumo  dello spinoso già tra le civiltà egiziane e greche, mentre altre testimonianze scritte parlano della sua coltivazione negli orti familiari nel 1780. Ma la coltivazione vera e propria risale al 1920 in particolare nelle zone costiere della provincia di Sassari.

Ricette

Il carciofo può essere preparato in vari modi. In questa pagina del Consorzio di Tutela del Carciofo Spinoso di Sardegna D.O.P. sono raccolte una serie di ricette tra antipasti, primi, secondi e conserve. Inoltre sono presenti alcuni consigli per la mondatura del Carciofo: www.carciofosardodop.it/le-ricette

Foto credits: Assianir, CC BY-SA 3.0, via Wikimedia Commons