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Il Belice e Gibellina tra Gusto e Arte

Nell'autunno scorso Gibellina ha ricevuto l'importante riconoscimento di Capitale italiana dell'Arte contemporanea 2026, a suggellare un ruolo di città simbolo di rinascita culturale e architettonica dopo la tragedia del terremoto del 1968. L'area circostante alla città è negli ultimi anni divenuta protagonista anche di produzioni vitivinicole di rilievo, potendo così offrire un'esperienza quanto mai suggestiva e di qualità, che unisce bellezza del territorio, sapori autentici e espressioni artistiche straordinarie.
Foto Itinerarinelgusto.it

Il nostro racconto della Valle del Belice comincia da un piacevolissimo incontro che abbiamo avuto con una realtà vinicola che rappresenta un'espressione davvero autentica di questo territorio, sia dal punto del prodotto, grazie alla scelta di una transizione completa della coltivazione al biologico, sia dal punto di vista del radicamento a questa terra. Avremo modo di conoscere in particolare i vitigni più rappresentativi di questa zona della Sicilia, per poi descrivere le attrazioni più significative anche dal punto di vista artistico, con il preziosissimo Museo delle Trame Mediterranee e con lo straordinario Cretto di Burri.

L'Azienda Agricola Funaro

La cantina Funaro si incontra a pochi minuti da Gibellina Nuova, nel comune di Santa Ninfa. Giacomo Funaro ci accompagna, insieme ad Alessia, nella visita della cantina e ci racconta la storia della sua famiglia e di come sia nata questa struttura, e la scelta di convertire a coltivazione biologica oltre 50 ettari vitati che conferiscono alla proprietà dell'azienda agricola.

Cantina Funaro

Una storia che prosegue da tre generazioni e ha portato negli ultimi anni i tre fratelli, Tiziana, Clemente e Giacomo, a intraprendere un nuovo percorso imprenditoriale, mosso dall'amore per la propria terra e dal desiderio di valorizzarne le risorse. Così nel 2003 inizia l'avventura dell'azienda vinicola Funaro, un'impresa familiare in cui ciascuno dei tre fratelli partecipa con differenti competenze e specificità caratteriali.

La costruzione della cantina in località Santa Ninfa comincia nel 2007, per terminare nel 2015. La struttura iniziale, completata nel 2011, è stata affiancata, nel 2018, da un secondo edificio per sostenere l'esigenza di crescita dell'area produttiva, che viene completamente gestita, in ogni sua fase, fino all'imbottigliamento e il packaging, in questo luogo. La produzione complessiva si attesta intorno alle 240 mila bottiglie.

Per l'affinamento dei vini con maggiore struttura si utilizzano botti di rovere francese ed americano di volumi differenti, ma la maggior parte del vino prodotto affina in vasche di acciaio, che nell'ultimo periodo si sta progressivamente sostituendo con vasche in cemento. Adiacente alla bottaia della nuova struttura è stata realizzata una zona, totalmente interrata, che assicura una temperatura costante di 15°C, idonea per la lavorazione e l'affinamento "sur lies" dello Spumante Metodo Classico.

Foto della Cantina Funaro... leggi il resto dell'articolo»

Nell'azienda agricola lavorano a tempo pieno 9 persone a cui si aggiungono dei lavoratori stagionali nei momenti in cui c'è bisogno di maggiore manodopera.

Oltre che con la scelta della coltivazione biologica, l'attenzione alla sostenibilità di esprime anche qui in cantina, con il riciclo delle acque reflue, filtrate da pietre vulcaniche per essere riutilizzate in irrigazione, e la presenza di un impianto fotovoltaico per il fabbisogno energetico.

E' del 2011 la prima vendemmia. Da allora quasi tutta la raccolta viene effettuata a mano, a cominciare dalle uve che maturano i primi di agosto, per terminare verso la metà di settembre. La vendemmiatrice meccanica viene impiegata solo in situazioni critiche, come sotto la minaccia di fenomeni meteorologici estremi. In cantina lavora in modo continuativo un enologo dal 2008, ma negli anni si sono consolidate anche altre collaborazioni alla ricerca di nuove interpretazioni.

Dopo l'interessante visita dei diversi ambienti della Cantina, abbiamo avuto modo di degustare alcuni dei vini più rappresentativi della sua produzione, e di questo territorio, accompagnati da prodotti del territorio. 

Degustazione

Il nostro viaggio enoico comincia con un sorprendente Metodo Classico Extra Brut, Millesimato da vendemmia 2021, sboccato dopo 36 mesi di contatto sui lieviti, prodotto da uve Chardonnay. Una bollicina piena di freschezza, delicata ma al contempo piena, che molti non assocerebbero facilmente alla Sicilia occidentale, e alla Sicilia in generale.

La conoscenza dei vini Funaro prosegue con un bianco, il Grillo "Pinzeri" del 2024, prodotto con uve Grillo provenienti dal territorio di Salemi a circa centoquaranta metri sul livello del mare. Il nome viene dal Castello di Rampinzeri, un antico baglio di origini seicentesche di Santa Ninfa. Davvero piacevole al naso, con intensi profumi di fiori e di frutta gialla, anche in questo caso di apprezza la freschezza e una delicata mineralità che invitano a continuare a sorseggiarlo. Passiamo quindi ai rossi, e tra questi un prodotto in purezza da uno dei vitigni a bacca rossa più rappresentativi in questa zona della Sicilia. Si tratta del Nero d'Avola, che proviamo in due declinazioni. Il più giovane, il Funaro Nero D'Avola Sicilia Doc, vinificato in acciaio, da vendemmia del 2023, dal grado alcolico spiccato (raggiunge i 14°) ben mascherato dalla pienezza aromatica fruttata, tannini percepibili ma morbidi, rivela un'ottima persistenza. 

Chiusura in bellezza con l'ultima bottiglia presente in cantina per il commercio del Nero d'Avola Omnis, vendemmia 2021, prodotto da viti coltivate nel territorio di Santa Ninfa ad un'altitudine di circa 400 metri s.l.m.. In questo caso l'affinamento avviene in barriques ed in botti da 2500 litri di rovere francese ed americano, per una durata di circa 12 mesi, a cui segue un lungo affinamento in bottiglia. Questa interpretazione esalta le note speziate e gli aromi terziari per un vino certamente più complesso e ricco di corpo.

La piacevolezza dei vini è impreziosita dall'accompagnamento di prodotti del territorio, tra cui spiccano dei formaggi locali davvero ottimi, oltre che dalla simpatia e dall'accoglienza famigliare che ci viene riservata. Insomma, un'esperienza che ci sentiamo di consigliare a tutti gli appassionati di enoturismo che avranno modo di visitare questa regione, che immaginiamo ancora più numerosi quando Gibellina vivrà il suo anno come Capitale italiana dell'Arte contemporanea.

In visita alla Cantina Funaro

Itinerari Nel Gusto in visita alla Cantina Funaro insieme a Giacomo Funaro (all'estrema sinistra) e ad Alessia

Ma passiamo a conoscere un po' meglio alcuni tra i vitigni e i vini più radicati e rappresentativi della Valle del Belice e della Sicilia Occidentale, a partire da quel Grillo di cui abbiamo appena tessuto le lodi per merito della bellissima interpretazione prodotta da Funaro nell'ultima annata.

Vini bianchi del Belice: Grillo e Catarratto

Tra i vitigni autosctoni a bacca bianca che si coltivano nella zona della valle del Belice, da cui nascono dei vini che esprimono al meglio la natura di questo territorio, ci sono il Grillo e il Catarratto. Vediamo di seguito le loro caratteristiche più peculiari e le loro differenze.

Grillo

Il Grillo è un vino bianco tipico della Sicilia, un vitigno autoctono che sta guadagnando sempre più attenzione per la sua versatilità e le sue caratteristiche uniche. Originariamente, il Grillo veniva utilizzato soprattutto per la produzione di Marsala, il celebre vino liquoroso siciliano, ma oggi viene apprezzato anche come vino secco.

Le sue note distintive sono:

  • Territorio: Il vitigno cresce principalmente nella zona occidentale della Sicilia, in particolare nelle province di Trapani e Marsala, dove trova un clima caldo e soleggiato che favorisce la maturazione delle uve.
  • Caratteristiche agronomiche: Vitigno a bacca bianca, resistente alle alte temperature e alla siccità.
  • Maturazione medio-tardiva.
  • Acidità: Media-alta, che dona freschezza e longevità al vino.
  • Alcolicità: Piuttosto elevata rispetto ad altri vitigni siciliani.
  • Struttura: Corposo, con buona sapidità e persistenza.
  • Aroma: Il Grillo è noto per il suo bouquet aromatico che combina note di frutta tropicale, come l'ananas e il mango, con sfumature agrumate di limone e pompelmo. Talvolta si possono percepire anche accenni floreali e minerali.
  • Gusto: In bocca, il Grillo è fresco e sapido, con una buona acidità che lo rende piacevole e bilanciato. La sua struttura è media, ma ben definita, e presenta una sensazione di pienezza che lo rende adatto anche per abbinamenti con piatti più strutturati.
  • Utilizzo: Vini freschi e aromatici, Marsala, sperimentazioni con macerazioni lunghe e vinificazioni in anfora.
  • Abbinamenti: Il Grillo si sposa bene con piatti di pesce, frutti di mare, pasta con sughi leggeri e anche con piatti a base di verdure. È perfetto anche come aperitivo.

Catarratto

Il Catarratto è una varietà di uva bianca originaria della Sicilia, una delle regioni vinicole più famose d'Italia. È una delle uve più coltivate sull'isola e viene utilizzata principalmente per produrre vini bianchi freschi, aromatici e versatili. Il nome "Catarratto" deriva probabilmente dal termine greco "katarrhaktis," che significa "acquoso" o "fluido", probabilmente in riferimento alla sua capacità di produrre vini facili da bere e di buon corpo.

Caratteristiche del vino Catarratto:

  • Caratteristiche agronomiche: Vitigno a bacca bianca tra i più coltivati in Sicilia. Esistono due varianti principali: Comune (più produttivo) e Lucido (più fine e aromatico).
  • Profilo aromatico: Più delicato rispetto al Grillo, con sentori di fiori bianchi, erbe mediterranee, mela verde e agrumi.
  • Acidità: Moderata, con una freschezza più contenuta rispetto al Grillo.
  • Alcolicità: Generalmente più bassa del Grillo.
  • Struttura: Più leggera e morbida, meno sapida rispetto al Grillo.
  • Colore: Il vino Catarratto si presenta generalmente di colore giallo paglierino, con sfumature che vanno dal verde al dorato, a seconda della sua maturazione.
  • Aromi: I profumi sono delicati ma caratteristici, con note di fiori bianchi, agrumi, mela verde, e talvolta una lieve mineralità, che lo rende fresco e piacevole. Nei vini più maturi, possono emergere note di frutta esotica o di erbe aromatiche.
  • Gusto: Il Catarratto è noto per la sua freschezza e acidità equilibrata, che lo rende un vino perfetto per accompagnare piatti leggeri come pesce, insalate, piatti a base di pasta con sughi delicati e frutti di mare. Ha anche un buon corpo, ma non troppo pesante.
  • Stile: Esistono diverse versioni di Catarratto. Alcuni vini sono freschi e leggeri, mentre altri sono più complessi e strutturati, specialmente quelli che vengono vinificati in modo più tradizionale o che maturano in legno.
  • Utilizzo: Vini semplici e freschi da bere giovani, blend con Grillo per maggiore complessità, Marsala, spumanti.

Grillo o Catarratto? Le differenze chiave

  • Il Grillo ha maggiore intensità aromatica, acidità e struttura, mentre il Catarratto è più delicato e versatile.
  • Il Grillo è più adatto a vini strutturati e longevi, mentre il Catarratto si presta a vini freschi e immediati.
  • Il Catarratto è storicamente più diffuso, mentre il Grillo è stato riscoperto negli ultimi decenni per le sue qualità superiori.
  • Entrambi sono eccellenti espressioni del territorio siciliano, ma il Grillo tende a dare vini più complessi e moderni, mentre il Catarratto rimane una scelta classica e tradizionale.

Vini rossi: il Nero d'Avola

Il Nero d'Avola è senza dubbio una delle varietà di uva rossa più iconiche e rappresentative della Sicilia, nonché una delle più famose in Italia e nel mondo. Il suo nome deriva dalla città di Avola, situata nella parte sud-orientale dell'isola, da cui questa uva prende il nome.

Caratteristiche del Nero d'Avola:

  • Colore: Il Nero d'Avola presenta un colore rosso intenso, che può variare dal rubino profondo al granato, con riflessi violacei, a seconda della maturazione e dell'età del vino.
  • Aromi: I profumi del Nero d'Avola sono ricchi e complessi, con note di frutti rossi maturi come ciliegia, prugna e mora, ma anche sfumature speziate, di tabacco, cacao e, talvolta, sentori di erbe aromatiche come rosmarino e alloro. Con l'invecchiamento, possono emergere note più terrose e di cuoio.
  • Gusto: Il Nero d'Avola è un vino robusto e corposo, con una struttura tannica decisa ma ben equilibrata. Ha una buona acidità, che lo rende particolarmente fresco e adatto anche all'invecchiamento. Il palato è avvolgente, con una persistenza che può essere lunga, lasciando un retrogusto fruttato e leggermente speziato.
  • Stile: Il Nero d'Avola può essere prodotto in diverse versioni:
    Giovane: I vini giovani sono freschi, fruttati e più leggeri, spesso con un profilo più immediato e facile da bere.
    Invecchiato: I Nero d'Avola più maturi, invecchiati in legno (spesso rovere), sviluppano una maggiore complessità, con aromi più profondi e un corpo più strutturato.
    Blends: Talvolta, il Nero d'Avola viene utilizzato in blend con altre uve autoctone siciliane, come il Frappato, per creare vini più equilibrati e ricchi di sfumature.

Oltre il bicchiere. I prodotti del territorio

La Valle del Belice è una delle aree più affascinanti e tradizionali della Sicilia, ricca di una cucina che affonda le radici nella storia agricola, culturale e gastronomica dell'isola. I suoi prodotti tipici sono strettamente legati alla sua terra, al lavoro dei suoi contadini e alle antiche ricette tramandate di generazione in generazione. Dalla pasta fresca alla carne, dai formaggi ai dolci, ogni prodotto racconta una storia di passione e tradizione. Ecco una panoramica di alcuni dei prodotti tipici della Valle del Belice.

I Formaggi: Primo Sale e Busiata

Il Primo Sale è un formaggio fresco tipico della Sicilia, prodotto con latte di pecora o di mucca. Si chiama "primo sale" perché viene salato immediatamente dopo la sua preparazione. Ha una consistenza morbida e un sapore delicato e leggermente salato.

Primo Sale

Immagine di freepik

È ottimo da mangiare così com'è, oppure da utilizzare come ingrediente in insalate o piatti a base di verdure.

La Busiata è un formato di pasta tipico della zona della Valle del Belice. La sua particolarità risiede nella sua forma attorcigliata, ottenuta avvolgendo la pasta attorno a un bastoncino di legno. Questa pasta è spesso condita con sughi ricchi, come il tradizionale pesto trapanese, che si prepara con pomodoro, mandorle, aglio, basilico e olio d'oliva. È un piatto che rappresenta l'incontro tra la tradizione siciliana e le influenze arabe e normanne.

Il Pane Nero di Castelvetrano 

Si tratta di un pane rustico e tradizionale, tipico dell'omonimo comune e diffuso anche nelle zone limitrofe della provincia. La sua preparazione prevede una miscela di semole di grani duri "antichi", tra cui la tumminìa, che gli dona il caratteristico colore scuro e un profumo inconfondibile. Ha una crosta spessa e una mollica compatta e saporita. Il suo sapore ricco e intenso lo rende perfetto per accompagnare piatti semplici come formaggi, salumi e olio d'oliva, ma anche per essere usato in preparazioni come il pane cunzato, condito con olio, pomodoro, basilico e acciughe.

Ortofrutta: la Cipolla di Partanna e l'Ovaletto

La Cipolla di Partanna è una delle varietà di cipolla più prelibate e aromatiche della Sicilia, coltivata principalmente nella zona di Partanna, nella Valle del Belice. Ha una forma grande e una buccia di colore rosso-violaceo.

Cipolla di Partanna

Immagine di jcomp su Freepik

La sua caratteristica principale è la dolcezza, che la rende ideale sia per essere consumata cruda nelle insalate che per essere cotta nei piatti tipici, come le salsicce o il pollo alla siciliana.

L'Ovaletto è un agrume, simile all'arancia, ma con caratteristiche distintive. Si tratta di una varietà di arancia amara, anche conosciuta come "arancia di tipo ovaletto" o "arancia ovaletta". Questo frutto, tipico della Valle del Belice, è più piccolo rispetto all'arancia comune e ha una forma ovale, da cui prende il nome.
La buccia dell'ovaletto è sottile, di un colore arancio brillante, e la polpa è particolarmente succosa e aromaticamente intensa. Viene utilizzato principalmente nella preparazione di marmellate, liquori, ma anche per fare succo fresco e per guarnire piatti o dolci.

Due specialità sul piatto: Porchetta e Sarde

La Porchetta di Calatafimi Segesta è un piatto tradizionale che si prepara cucinando il maiale intero, farcito con aromi come rosmarino, aglio, pepe nero e finocchietto selvatico. Viene poi arrostito lentamente fino a diventare croccante all'esterno e tenero all'interno. La porchetta è un piatto tipico da servire in occasione di feste e sagre, ed è spesso accompagnata da pane caldo e verdure.

Le Sarde di Selinunte sono un piatto tradizionale che prende il nome dal famoso sito archeologico di Selinunte, situato lungo la costa sud-ovest della Sicilia, nel territorio che oggi appartiene al comune di Castelvetrano, nella Valle del Belice. Le sarde, freschissime, vengono pescate nelle acque cristalline vicino a Selinunte, una zona ricca di tradizione marinara.
Le sarde di Selinunte sono spesso preparate in diversi modi, ma uno dei più tipici è la sardina a beccafico, le sarde allo spitu, le sarde allinguate e la pasta con le sarde.

Dulcis in fundo

L'Ova Murina è un dolce siciliano, considerato la versione estiva del cannolo.
L'impasto è arricchito con del cacao, mentre la farcitura solitamente è di crema al latte, o altre varianti. Può essere decorato con zucchero a velo o con scaglie di cioccolato.
Questo dolce è particolarmente popolare durante le festività, ma viene anche consumato in qualsiasi momento dell'anno come una golosità tipica della tradizione pasticcera siciliana.

I Pani di San Giuseppe sono dolci tradizionali della città di Salemi, preparati in occasione della festa di San Giuseppe, che si celebra il 19 marzo. Sono biscotti a base di farina, zucchero, mandorle e aromi come cannella e vaniglia. Vengono spesso decorati con granella di zucchero e presentano una forma che ricorda il bastone di San Giuseppe. Sono deliziosi e molto apprezzati durante la Pasqua e le festività siciliane.

I Cassateddi di Montevago sono piccoli dolci tipici della zona di Montevago. Si tratta di ravioli fritti ripieni di una crema di ricotta, zucchero, cioccolato e cannella. Questi dolci sono molto simili ai più noti cassatini siciliani, ma la variante della Valle del Belice si distingue per la sua forma e il ripieno ricco e goloso. Sono un vero e proprio simbolo della pasticceria siciliana.

Non solo gusto: Gibellina e il Museo delle Trame Mediterranee

Montagna di Sale

Una vista della Montagna di Sale di Mimmo Paladino al Museo delle Trame Mediterranee - Gibellina - Foto di Itinerarinellarte.it

Gibellina, un piccolo centro nella Valle del Belice in Sicilia, è un luogo dove l'arte contemporanea incontra la memoria storica. Distrutta dal terremoto del 1968, la città è stata ricostruita poco distante grazie all'intervento di artisti e architetti di fama internazionale, trasformandosi in un vero e proprio museo a cielo aperto. Dove sorgeva le vecchia Gibellina oggi si può ammirare il Cretto di Burri, di cui scriveremo più avanti, mentre la città nuova è costellata di opere d'arte pubbliche, visitabili liberamente, e qui si trova anche il Museo delle Trame Mediterranee, ospitato all'interno del Baglio Di Stefano, un'antica struttura rurale restaurata.

Fondato dalla Fondazione Orestiadi, il museo è dedicato al dialogo tra le culture del Mediterraneo attraverso l'arte contemporanea. Le sue collezioni spaziano dalla pittura alla scultura, fino all'artigianato, con opere che esplorano temi come l'identità, l'esilio e l'incontro tra popoli. Tantissimi artisti contemporanei di fama internazione hanno voluto lasciare il loro segno qui. Per questo uno degli aspetti più affascinanti del museo è la capacità di intrecciare tradizione e modernità: accanto a opere di artisti come Mimmo Paladino, Carla Accardi, Mario Schifano, Alighiero Boetti, Arnaldo Pomodoro, Antonio Sanfilippo e molti altri, trovano spazio tessuti, ceramiche e manufatti che raccontano le antiche rotte commerciali del Mediterraneo. Tra le installazioni permanenti, spicca il Giardino Segreto di Franco Purini, un percorso simbolico che invita il visitatore a riflettere sul rapporto tra natura e cultura.

Museo delle Trame Mediterranee

Vista del "granaio" del Museo delle Trame Mediterranee: la grande opera di Boetti (parziale) e un'opera di Franco Angeli (in fondo) - Foto Itinerarinellarte.it

Il Museo delle Trame Mediterranee non è solo un luogo espositivo, ma un laboratorio di idee, dove artisti provenienti da diverse sponde del Mediterraneo sono chiamati a confrontarsi su temi universali. Le mostre temporanee, gli incontri e i laboratori didattici rendono il museo un punto di riferimento per chi vuole scoprire le complesse trame culturali che legano le sponde di questo mare millenario. In questo crocevia di arti e culture, Gibellina si conferma un simbolo di rinascita e un ponte tra passato e futuro.

Per finire in bellezza: un viaggio emozionante al Cretto di Burri

Il Cretto di Burri

Vista dal Cretto di Burri - Foto Itinerarinellarte.it

Il Cretto di Burri è uno dei simboli più potenti della memoria storica e della rinascita artistica in Sicilia. Realizzato dall'artista umbro Alberto Burri tra il 1984 e il 1989, il Cretto ricopre le rovine della vecchia Gibellina, distrutta dal terremoto del 1968. Questa monumentale opera di land art, estesa su oltre 80.000 metri quadrati, è un'immensa colata di cemento bianco che segue la mappa dell'antico borgo, trasformandolo in un labirinto silenzioso di crepe e blocchi.

Il progetto, inizialmente concepito come un atto di lutto collettivo, ha avuto una gestazione lunga e complessa a causa di problemi burocratici e finanziari, rimanendo incompleto per oltre vent'anni. Fu solo nel 2015, a dieci anni dalla morte di Burri, che il Cretto venne finalmente portato a termine, divenendo uno dei più vasti interventi di arte ambientale al mondo.

Il significato dell'opera va oltre la semplice commemorazione: le crepe, ispirate ai tipici "cretti" delle tele di Burri, rappresentano le ferite ancora aperte di una comunità spezzata, ma allo stesso tempo suggeriscono un percorso di ricostruzione. L'esperienza di attraversare il Cretto è insieme solenne e surreale: il silenzio assoluto e la monocromia del cemento invitano alla riflessione sulla fragilità dell'esistenza e sul potere catartico dell'arte.

Una strada del Cretto di Burri

Una strada del Cretto di Burri a Gibellina Vecchia - Foto Itinerarinellarte.it

Negli anni, il Cretto è diventato meta di pellegrinaggio per artisti, studiosi e turisti da tutto il mondo. Eventi, performance e installazioni temporanee hanno contribuito a rafforzarne l'identità come luogo di incontro tra passato e futuro. Tuttavia, l'opera non è stata esente da critiche: alcuni hanno visto nel candore del cemento un segno di cancellazione anziché di memoria. Nonostante ciò, il Cretto di Burri rimane una testimonianza unica della capacità dell'arte di trasformare la devastazione in bellezza e di raccontare, attraverso il silenzio delle sue crepe, le storie di chi non c'è più.


Link utili:
Cantina Funaro
Museo delle Trame Mediterranee



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