Le Doc del Sud
Alla scoperta del Primitivo tra Manduria e Gioa del Colle

Un'altra bella serata organizzata dalla sezione vicentina dell'ONAV, dedicata questa volta ad un grande vino rosso del sud: il Primitivo.

Nell'immaginario collettivo di chi ha una minima conoscenza del panorama vinicolo italiano il Primitivo è facilmente associato ai seguenti elementi: è rosso, un rosso molto carico, viene dalla Puglia, è molto alcolico. Chi poi avesse un ricordo gustativo ricorderà probabilmente sensazioni rotonde, dolci, senza quei tannini spigolosi che spesso accompagnano i vini rossi di grande struttura.

La conoscenza di un bicchiere di vino dovrebbe però partire da quella del territorio in cui è stato prodotto, e degli uomini e della cultura enologica di quel luogo.

Ed è per questo che sono tanto preziose serate come questa, in cui chi presenta la storia e le caratteristiche di un vitigno e di un vino, oltre che la degustazione di una selezione di sue espressioni, conosce direttamente e profondamente quel territorio. Nella fattispecie si è trattato del Consigliere Nazionale ONAV Pasquale Porcelli.

Sono molte le informazioni sulla storia e sul presente del Primitivo che i presenti alla serata hanno potuto ascoltare. Per volontà di sintesi ne dovrò tralasciare una parte e cercherò di dividere l'esposizione in due parti, concentrando nella prima gli elementi che ritengo di interesse più comune.

Comincio con tre parole: Dalmazia, Zinfandel, alberello.

Dalmazia perché qui sono state trovate le origini di questo vitigno, Zinfandel perché è stata trovata identità genetica tra il Primitivo di Puglia e questo vitigno coltivato in terra americana, "alberello" perché è questa la forma tradizionale della vite in questa regione (la Puglia), progressivamente abbandonata, ma che resiste ancora con vigne vecchie anche di 60 o addirittura 90 anni in alcune zone e grazie ad alcuni viticoltori.

La coltivazione ad alberello e l'età delle vigne non sono solo una curiosità, ma sono fattori determinanti per spiegare alcune delle caratteristiche che ritroveremo nel bicchiere del vino.... leggi il resto dell'articolo»

Il Primitivo per molti anni è stato soprattutto un vino da taglio, molto impiegato dalle cantine del nord, finché l'avvento della tecnologia del freddo in cantina, oltre che un'evoluzione culturale nel mondo del vino, è stato riscoperto come vitigno meritevole di essere vinificato in purezza (o comunque in frazione superiore all'85% come prevede la disciplinare della Doc).

Per concludere questa prima parte di racconto "essenziale" è il caso di ritornare da dove siamo partiti: colore e alcol, tannino lieve e morbido, e sensazione dolce in bocca. Certo sull'intensità del colore e la gradazione alcolica (fin oltre i 17%vol) non c'è molto da disquisire, ma sulle sensazioni in bocca sarà certamente sorprendente scoprire come esistano espressioni di Primitivo che contraddicono non poco le aspettative di morbidezza. Un nome? Il Primitivo di Manduria Dunico 2010 dell'azienda Racemi, tra quelli in degustazione nella serata, che ha certamente sorpreso per la forza del suo tannino.

Chi fosse comprensibilmente stanco di tante parole e di nessun sorso di buon vino può andare direttamente alla fine dell'articolo per avere altri spunti di acquisto o degustazione in enoteca con le altre etichette protagoniste della degustazione ONAV.

 

Per chi invece volesse ancora tediarsi con altre parole, ritorniamo alle origini della storia del Primitivo.
Nonostante la parola Primitivo venga facilmente associata a Manduria, la Doc più nota (che comprende il più vasto territorio nel comune di Sava), è a Gioia del Colle che si origina la storia pugliese di questo vitigno. Qui le prime testimonianze scritte risalgono al 1767 e solo nel 1881 la vite viene portata nella zona di Manduria, a Campo Marino.
Da subito il vitigno veniva notato per le sue caratteristiche di precocità (in tutte le fasi di crescita fino alla vendemmia) da cui il nome inizialmente utilizzato di Primaticcio.


Nella Doc Gioia del Colle la zona di coltivazione classica è quella della Murgia carsica Barese, un altopiano a 350/400 m s.l.m. dove la maturazione è più tardiva. Si originano vini normalmente più eleganti, con un finale più sapido (qualcuno direbbe "minerale"). La Doc comprende solo 200 ettari vitati (sono 400 contando anche quelli che non iscritti alla Doc), i produttori sono una ventina o poco più. I terreni sono associabili soprattutto alla "terra rossa", termine che in questo caso descrive terreni poco profondi (una ottantina di cm sotto i quali comincia il terreno pietroso).

Nella produzione di Primitivo nel suo complesso si possono identificare altre due tipologie di terreni: le "terre nere", più profonde e argillose, e le "terre bianche", presenti nelle zone direttamente limitrofe al mare, nella Doc di Manduria, sabbiose, che favoriscono una vendemmia più precoce ed un'alta gradazione. Interessante osservare che in questo tipo di terreno è possibile trovare ancora viti sul piede franco, in quanto l'elevata acidità conferisce una grande resistenza alla fillossera.

Le terre rosse poco profonde con roccia calcarea affiorante, sono presenti anche sul versante ionico, in particolare nel territorio compreso nei comuni di Sava e Avetrana.

 

Cosa attendersi a livello aromatico da un Primitivo? Si tratta di un vino mediamente più espressivo e potente in bocca, pur nella diverstià delle diverse espressioni, ma al naso può comunque presentarsi con una bella complessità e con maggiore finezza in funzione delle caratteristiche del terreno.
In genere ci attenderemo una frutta rossa matura, ma non ancora "declinante" a confettura: amarena, more, frutti che si ritrovano anche in bocca, con un finale di liquirizia, generalmente più sapido, come si diceva, nel Gioia del Colle. Il frutto ben presente si accompagna spesso anche a note speziate, più o meno spiccate anche in funzione della presenza o meno di un passaggio in legno.

Parlando di "contenitori" non si può non concludere questo racconto parlando di "Capasoni".
Cosa sono? Delle giare, o anfore, di volume variabile ma in genere sui 220 litri, che vengono ancora utilizzate da alcuni produttori per far evolvere il vino in assenza di ossigeno (le giare vengono sigillate e il materiale, smaltato all'interno, non consente scambio di ossigeno). Maestro di questo tipo di affinamento è Pichierri con la sua Vinicola Savese. Nella serata ONAV di cui sto scrivendo abbiamo avuto il privilegio di degustare un vino così conservato prodotto con un blend di vendemmie delle annate 84 e 85! 17.5 di gradazione alcolica, certo l'evoluzione lo ha reso diverso da ogni altra espressione provata prima, adatto solo ad accompagnare formaggi erborinati o ancor meglio come vino da meditazione. Il vino però sorprende per avere mantenuto ancora una certa freschezza. A qualcuno potrà ricordare certi vini liquorosi, salvo aver ben presente che nonostante i quasi 18 gradi alcol in questo caso stiamo parlando di vino (non liquoroso).

 

 

Ecco infine i "consigli per gli acquisti" con la lista dei vini degustati nel corso della serata.

 

Primitivo Gioia del Colle Doc Drumon 2011 dell'Aziena Agricola Cannito.
Coltivazione biologica, terreno calcareo, 6 mesi in acciaio e 6 mesi in botti tonneau.
Spiccaper eleganza.

 

Primitivo di Manduria Doc Acini Spargoli 2011 dell'azienda Antico Palmento.
Fermentazione in barrique, affinamento in acciaio e 6 mesi in bottiglia.
Un ottimo esempio di un Primitivo di Manduria moderno.

 

Primitivo di Manduria Doc Dunico 2010 dell'azienda Racemi.
Suolo sabbioso, 8 mesidi affinamento in botti grandi di legno di Slavonia.
Spicca per tannino e una bella complessità.

 

Primitivo Gioia del Colle Doc Polvanera 17 2010 dell'azienda omonima.
17 sono i gradi alcolici; anche in questo caso coltivazione 100% biologica da alberelli vecchi (60 anni). Macerazione lunga (4 settimane), affinamento solo in acciaio per 18 mesi.
Si tratta di un vino molto complesso, assolutamente da provare!

 

Primitivo Gioia del Colle Doc 2008 dell'azienda Giuliani.
Da terreno argilloso riccodi scheletro calcareo un'altra bella epsressione di Gioia del Colle, con un rapporto qualità prezzo di sicuro interesse!

 

Primitivo di Manduria Doc Ajanoa 2009 della Vinicola Savese.
Anche in questo caso sit ratta di viti ad alberello vecchie (più di 50 anni), coltivate su terra rossa.
Vengono impiegati lieviti autoctoni e il vino viene affinato per 10 mesi nei Capasoni, già descritti.

 

Della stessa azienda, la "chicca" a cui ho già accennato prima: il "Capasonato", un vino prezioso da vendemmie dell'84/85 nel caso specifico, prezioso anche per il prezzo, nell'intorno dei 70 euro a bottiglia. Inutile provare a descriverlo, oltre alle poche parole già scritte sopra: è il caso di dire certi vini si possono comprendere solo se provati e conosciuti con i propri sensi, quando possibile.



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